Quantcast
Channel: Destinazione Asia - Guida ai paesi da vedere e le escursioni da fare
Viewing all 242 articles
Browse latest View live

Rangiroa, bellezza infinita sopra e sotto il mare della Polinesia

$
0
0

Rangiroa, Polinesia Francese

Quando si dice “un finale con il botto”. Già, perché così è stato il mio viaggio in Polinesia: dieci giorni in giro tra queste isole meravigliose, di cui gli ultimi tre nel posto che ho amato di più, Rangiroa, uno degli atolli più grandi del mondo (nella sua laguna potrebbe essere contenuta l’intera isola di Tahiti).

Rangiroa, Polinesia Francese

La mia grande attrazione per Rangiroa ha una spiegazione, e ve la racconto subito. Non era passata ancora mezz’ora da quando ero atterrata sull’isola che già mi ritrovavo ad indossare una muta, ascoltando le parole di un ragazzo italo-argentino che mi dava tutte le indicazioni per affrontare il mio “battesimo del mare”.

Tutto è avvenuto molto velocemente: maschera, pinne, gommone, Fernando, istruttore di diving da lunga data, che mi mostra i gesti per comunicare quando saremo lì sotto, e mi ritrovo in uno dei fondali più amati dai subacquei. Respiri brevi e ritmati, lui al mio fianco come una sorta di angelo custode, con quel suo sguardo rassicurante... una delle esperienze più belle della mia vita.

Una ventina di minuti alla profondità di quattro metri tra coralli e pesci. Le luci si spengono per accendersi in modo più diffuso e filtrato, gli unici rumori sono solo quelli provocati dal respiro, tutto è lento, quasi immacolato. Fernando mi tiene il braccio, poi mi lascia. Io so che lui è lì, proprio dietro di me, ma apprezzo il suo gesto perché mi permette di raggiungere un senso di libertà ancora più totale. Poi torno lentamente a galla piena di gioia e adrenalina. Ora forse capite bene perché Rangiroa non poteva fare altro che farmi innamorare.

Rangiroa, Polinesia Francese

A confermare questo sentimento ci si è messa anche la magnifica camera del nosto resort, il Kia Ora Resort & Spa: ampia, con tanto di giardino, piccola piscina privata, sdraio e una vasca da bagno all’aperto per godersi il relax nel migliore dei modi.

Il giorno successivo dovevamo fare un’escursione in barca alla Lagon Bleu, ma il mare mosso ha fatto cambiare i nostri programmi. La nostra guida ci ha assicurati che ci avrebbe portati in un posto altrettanto bello e siccome Rangiroa è nota per la sua interminabile distesa di motu, non avevamo dubbio alcuno.

Rangiroa, Polinesia Francese

In poco più di un’ora di navigazione abbiamo raggiunto Ile aux Recifs, un sito naturale a sud dell’atollo composto interamente da feo (affioramenti corallini). Scesi dalla barca abbiamo camminato per più di un’ora in questo posto incantevole contornato da acqua cristallina che fa da contrasto al bianco intesa della sabbia dei coralli. Arrivando in prossimità della parte esterna della barriera, si possono ammirare queste conformazioni coralline che, grazie al lavoro costante e instancabile del vento, hanno assunto forme quasi artistiche. Coralli che diventano statue, canali che si trasformano in piscine naturali, e poi è arrivato il mio primo incontro con il granchio del cocco, il più grande artropode terrestre del mondo. Le sue dimensioni non possono lasciare indifferenti e, a guardare la grandezza delle sue chele, non si fa certo fatica a pensare che riesca a rompere le noci di cocco.

I regali che mi ha fatto quest’isola non sono però finiti qui. Quella stessa sera siamo andati ad ammirare il tramonto sulla terrazza de Les Relais de Josephine, una pensione poco distante dal nostro resort che rappresenta una valida alternativa alle grandi e lussuose strutture convenzionali. La proprietaria di questa struttura ci dice che proprio di fronte alla sua terrazza, tutti i giorni, è possibile assistere allo spettacolo dei delfini che passano dall’oceano alla laguna.

Rangiroa, Polinesia Francese

Il giorno seguente, abbiamo avuto la possibilità di verificare quanto avevamo sentito. In barca nel canale, ci siamo ritrovati in mezzo alle danze sempre affascinanti di questi maestosi mammiferi. Abbiano poi terminato con la visita di Tiputa, un sonnacchioso ma piacevole paesino, nel quale le poche persone incontrate ci hanno accolto con grandi sorrisi, quei sorrisi distesi di chi il paradiso non è costretto a sognarlo, ma lo vive ogni singolo giorno.

[gallery type="square" link="file" ids="40011,40010,40009,40008,40015,40001,40006,40004"]

The post Rangiroa, bellezza infinita sopra e sotto il mare della Polinesia appeared first on Non Solo Turisti.


Polinesia low cost: solo un sogno irrealizzabile?

$
0
0

Les relais De Josephine2

Da quando sono tornata da Tahiti la domanda che mi sono sentita fare più spesso è la seguente: esiste un modo economico per visitare la Polinesia?

Ora proverò a rispondervi, ma ricordatevi che la mia esperienza riguarda per lo più la Polinesia Francese.

Polinesia Francese

Svelo subito l’assassino, cosa che non si dovrebbe mai fare ma credo sia giusto che, chi si aspetta di trovare qui la formula magica per farsi una vacanza con due lire nel paradiso della Polinesia, non vada oltre nella lettura. Una promessa così non ve la posso proprio fare. Posso però parlarvi di un modo diverso di vivere la Polinesia e darvi qualche informazione per spendere un po’ di meno.

Partiamo dai voli aerei. Facendo una piccola indagine personale credo che la compagnia più conveniente e più comoda sia la Air Tahiti Nui, la compagnia della quale mi sono servita io per il mio viaggio. La tratta da considerare è Parigi – Los Angeles (dodici ore), più Los Angeles – Tahiti (otto ore). Tra l’una e l’altra tratta di solito vi è uno scalo di non più di due ore. Per noi italiani conviene acquistare a parte un qualsiasi volo low cost per Parigi che si concili al meglio con gli orari della Air Tahiti Nui. Il prezzo del volo difficilmente riesce a scendere sotto i 2000 euro a meno che non lo si acquisti con grande anticipo, azione che permette di risparmiare qualche centinaio di euro.

Polinesia Francese

Una volta arrivati a Tahiti bisogna decidere quali altre isole visitare. Air Tahiti è la compagnia che collega giornalmente tutte le isole tra di loro con piccoli aerei da 60/70 passeggeri. Il modo per risparmiare qui c’è senz’altro e lo si può fare acquistando un Air Tahiti Pass. Scegliendo in anticipo le isole nelle quale si vuole soggiornare si può infatti acquistare un pass che altro non è che un biglietto cumulativo per più spostamenti. Eccovi alcuni esempi.

Discovery Pass: comprende Moorea, Huahine, Raiatea. Prezzi a partire da 299.20 euro a persona, con 20 chili di bagaglio, e 362 a persona con 50 chili.

Bora Bora Pass: comprende Moorea, Huahine, Raiatea, Bora Bora, Maupiti. Prezzi a partire da 390 euro a persona con 20 chili di bagaglio per la bassa stagione e 410.00 per l’alta stagione. Con 50 chili di bagaglio si pagano 479 euro a persona in bassa stagione e 504 in alta.

Lagoons Pass: comprende Moorea, Rangiroa, Tikehau, Manihi, Fakarava. Prezzi da 416.50 euro ad adulto in alta e bassa stagione, per i viaggiatori con 20 kg di bagaglio e 526 euro a persona per coloro che viaggiano con 50 chili.

Bora Bora-Tuamotu Pass: Moorea, Huahine, Raiatea, Maupiti, Bora Bora, Rangiroa, Tikehau, Manihi, Fakarava. Da 560 euro a pax per 20 kg di bagaglio e da 703.90 € a pax per 50 chili.

Australes Pass: Rurutu, Tubuai, Raivavae, Rimatara. Da 544.70 € a pax per 20 kg e da 684.60 € a pax per 50 kg.

Marquesas Pass: Nuku Hiva, Hiva Oa, Ua Huka, Ua Pou. Da 735.00 € a persona per 20 kg.

Australes Extension: Rurutu, Tubuai, Raivavae, Rimatara. Da 296.00 € a persona per 20 kg e da 396.00 € a pax per 50 kg.

Marquesas Extension: Nuku Hiva, Hiva Oa.  Da 509.00 € a pax per 20 kg di bagaglio e da 691.30 € a pax per 50 kg di bagaglio.

Per maggiori informazioni consultate il sito della compagnia aerea.

Air Tahiti - Polinesia Francese

L’altra questione importante è quella dell’alloggio. I resort da sogno non mancano, io lo posso confermare. I prezzi, però, sono spesso proibitivi ed ecco il motivo per cui spesso, per recarsi in Polinesia, si attende il grande evento, che nella maggior parte dei casi coincide con il viaggio di nozze in cui tutti i sogni di una vita sono concessi.

Esiste però una realtà alternativa a questi resort che offre sistemazioni a prezzi notevolmente inferiori. A Tahiti esiste infatti una struttura federale il cui nome è Haere Mai (“venite da noi”) che riunisce le piccole pensioni a conduzione familiare, peculiari strutture che consentono di vivere un’esperienza di immersione totale nella vita quotidiana di una famiglia polinesiana.

Il vantaggio non è solo economico, ma riguarda anche un aspetto più profondo, ovvero la volontà di sperimentare in modo più diretto e autentico la cultura, gli usi e i costumi del posto. Questa offerta alberghiera polinesiana, distribuita su tutte le isole a vocazione turistica, conta più di 1500 unità abitative che soddisfano pienamente gli standard di comfort e qualità dei servizi.

Les relais de Josephine - Rangiroa, Polinesia Francese

Sono quattro le categorie in cui è suddivisa: i B&B offrono camere o bungalow arredati per un massimo di quattro persone; le residenze familiari possono ospitarne fino ad un massimo di nove di persone; le pensioni a conduzione familiare offrono camere o bungalow arredati per un massimo di nove persone e, infine, i piccoli alberghi di famiglia che si compongono di camere arredate per un massimo di dodici persone, disposte in strutture collettive o residenziali dotate di bagni individuali, reception, bar e sala da pranzo.

Per avere maggiori dettagli e per verificare la disponibilità potete recarvi sul sito di Tahiti Pensions.

Fare Maeva Huahine - Polinesia Francese

Io personalmente non ho pernottato in queste strutture, ma ne ho visitate due ed entrambe mi hanno conquistata.

A Huahine abbiamo infatti trascorso un intero pomeriggio nella pensione Fare Maeva Huahine, dove abbiamo sperimentato quel calore e quella genuinità di cui parlavo poco fa, cimentandoci nei lavori di confezionamento di corone, collane e cappelli e nel tentare i passi di danza tahititiani con la supervisione delle dolcissime mamas tahitiane.

A Rangiroa abbiamo invece visitato Les Relais de Josephine, un’incantevole pensione dal gusto e dal sapore bohèmien dove viene voglia di soggiornare per ben più del semplice tempo di una vacanza, forse perché dà l’impressione di essere uno di quei luoghi lontani da tutto e da tutti nei quali appartarsi per ritrovare il proprio equilibrio cosmico.

Les relais de Josephine - Rangiroa, Polinesia Francese

C’è ancora ultima soluzione per soggiornare in Polinesia: le “case vacanza”, ovvero case, bungalow, appartamenti o monolocali arredati e attrezzati disponibili in affitto per il tempo desiderato: giorni, settimane o mesi. Questi appartamenti sono classificati per numero di fiori di ibisco (da 1 a 3), tenendo conto della qualità e delle attrazioni turistiche presenti nelle vicinanze, del livello di comfort, delle dotazioni delle strutture e dell’accessibilità ai servizi.

Nonostante io non abbia descritto esattamente la vacanza low cost, spero comunque di essere stata in grado di darvi qualche informazione utile a fare sì che, quello magari sino ad oggi era stato solo un sogno, veda qualche possibilità in più di essere realizzato.

Polinesiani - Polinesia Francese

The post Polinesia low cost: solo un sogno irrealizzabile? appeared first on Non Solo Turisti.

Spiritualità e natura in Sri Lanka: dal Rock Temple al Kaudulla National Park

$
0
0

Kaudulla National Park 2

Ho già parlato dello Sri Lanka, ma oggi faccio un passo indietro a quello che è stato il mio primo giorno di viaggio. Diciamo che ho toccato subito con mano il perché all'isola venisse attribuito il nome Serendib, da cui il termine serendipity, cioè quella carezzevole sensazione che si prova nello scoprire qualcosa di imprevisto mentre si è in cerca di altro. Il fatto è che mi aspettavo di trascorrere una giornata all’insegna della scoperta di uno dei lati culturali dell’isola, non certo di essere catapultata in due realtà totalmente differenti all’interno della stessa giornata.

Essendo atterrati a Colombo alle quattro del mattino, abbiamo raggiunto molto presto la città di Dambulla nonostante le tre ore di viaggio in auto e la sosta per la colazione. Dambulla si trova all’interno del cosiddetto Triangolo Culturale, ovvero quella parte dello Sri Lanka compresa tra le tre antiche capitali, Anuradhapura, Polonnaruwa e Kandy. Dambulla non è una cittadina molto affascinante. Ciò che la rende una tappa imperdibile di un viaggio in Sri Lanka è il Royal Rock Temple, uno dei simboli di questa nazione.

Rock Temple - Sri Lanka

Appena scesi dall’auto ci siamo ritrovati di fronte a questo enorme Buddha dorato posto al di sopra del Golden Temple per farci gli onori di casa. Il Golden Temple, a mio parere un po’ pacchiano e dal gusto vagamente kitsch, altro non è che la facciata che nasconde il più suggestivo Royal Rock Temple che si snoda da 100 a 160 metri sopra il livello della strada e al quale si accede tramite una lunga via che si inerpica tra le pareti di roccia.

Golden Temple - Sri Lanka

Arrivati al livello delle grotte che costituiscono il Rock Temple si può già godere di un bel panorama sulla campagna circostante. Decine di sentinelle – scimmie dalle non così chiare intenzioni – sono poste tutto lungo le pareti in attesa forse che tra le tante donazioni che vengono portate per le divinità, avanzi qualcosa anche per loro. Essendo noi arrivati qui il primo dell’anno troviamo tantissime persone di cui solo una minima parte sono turisti. Infatti i singalesi oggi si recano al tempio carichi di ogni tipo di leccornia in omaggio a Buddha, nella speranza che doni loro un anno prospero.

Rock Temple - Sri Lanka

Rock Temple - Sri Lanka

A questo punto iniziamo la visita di tre delle cinque grotte rupestri che compongono questo complesso (le due minori erano chiuse al pubblico) e rimaniamo piacevolmente colpiti da ciascuna di esse. Dal di fuori mai si penserebbe che all’interno si nasconda tanta magnificenza.

Rock Temple - Sri Lanka

Nella prima grotta si trova un bellissimo esempio di Buddha sdraiato di ben 15 metri, ma è la seconda – chiamata Maharaja Viharaya – la più spettacolare. Profonda 23 metri e larga 52, essa contiene 16 statue erette e 40 sedute del Buddha e una statua ricavata direttamente dalla roccia che è di una bellezza ammaliante. Alzando la testa si nota come il soffitto sia ricoperto da pitture rupestri del XVIII secolo in ottimo stato di conservazione raffiguranti scene di vita quotidiana del Buddha. Questa visita ci entusiasma, forse anche per il clima di festa in cui è immerso l’intero complesso dei templi.

Rock Temple - Sri Lanka

Dopo una breve sosta per il pranzo raggiungiamo in circa un’ora e mezza d’auto il Kaudulla National Park. Come dicevo inizialmente, dopo un’immersione nella cultura e tradizione singalese, eccoci inaspettatamente immersi nella maestosa natura di quest’isola. Tre ore di safari in jeep in questo parco ci permettono di osservare molto da vicino gli elefanti che lo abitano, ben 250 esemplari nel periodo di maggiore affluenza, che coincide con il mese di ottobre.

Kaudulla National Park - Sri Lanka

Il Kaudulla National Park è una sorta di corridoio lungo 66 chilometri che permette agli elefanti di spostarsi tra due altri parchi: il Somawathiya Chaitiya e il Minneriya National Park. Con la nostra jeep riusciamo ad avvicinarci molto e ad osservarli mentre si avvicinano al bacino artificiale Kaudulla Tank per abbeverarsi.

Kaudulla National Park - Sri Lanka

L’elefante indiano si distingue da quello africano prima di tutto per le dimensioni essendo esso più piccolo, e in secondo luogo per le zanne poiché solo alcuni esemplari maschi le hanno. Noi non abbiamo avuto la fortuna di vedere altri animali ma ci hanno informati che il parco è anche popolato leopardi, gatti viverrini e gatti rugginosi (questi ultimi a rischio d’estinzione).

Kaudulla National Park - Sri Lanka

Insomma, un primo giorno che non ha fatto altro che anticiparci quella che sarebbe divenuta una costante dell’intero viaggio, ovvero il trovarci di fronte all’inaspettato perché, per quanto se ne senta parlare bene, lo Sri Lanka ha sempre la capacità di sorprendere.

The post Spiritualità e natura in Sri Lanka: dal Rock Temple al Kaudulla National Park appeared first on Non Solo Turisti.

Le antiche capitali dello Sri Lanka: potenza di forme e dimensioni

$
0
0

Gal Vihara - Polonnaruwa 3

Quando ho preso la decisione di visitare lo Sri Lanka in tanti mi hanno assicurato che questo viaggio mi avrebbe sorpresa e mi avrebbe regalato delle forti emozioni. Io ho realizzato quanto queste persone avessero ragione già al terzo giorno quando, dopo aver visitato nei due giorni precedenti Dambulla e Sigiriya che già mi avevano incantata, mi sono ritrovata a girare tra le rovine di quelle che sono state le prime due capitali dello Sri Lanka, Anuradhapura e Polonnaruwa.

Anuradhapura, Sri Lanka

Anuradhapura fu capitale dello Sri Lanka per circa mille anni, a partire dal 380 a.C., periodo nel quale il buddhismo fu portato in questo paese. Le rovine di Anuradhapura sono considerate tra le più antiche e le più affascinanti di tutta l’Asia meridionale.

L’Anuradhapura Heritage Site (il costo dell'ingresso è 25 dollari) si estende per ben tre chilometri quadrati e una guida in questo caso potrebbe risultare utile per non perdersi nulla e farsi spiegare tutto con la dovuta competenza. Noi avevamo il nostro autista per spostarci da un punto all’altro, ma è anche possibile affittare delle biciclette.

Le zone da visitare sono quattro: Mahavihara, che è il centro spirituale; Abhayagiri Monastery, che racchiude le rovine più antiche risalenti a 2000 anni fa; la Cittadella, cioé la parte composta dai resti risalenti a 1000 anni fa; ed infine Jetavanarama, sede di un gigantesco stupa (monumento buddhista noto in Sri Lanka come dagoba) e di un museo.

Noi abbiamo iniziato proprio dal Jevatanarama Dagoba, che esteticamente non è all'altezza di altri stupa ma impressiona con le sue dimensioni. Il nostro tour è poi proseguito a Mahavihara che, oltre a contenere bellissimi esempi di dagoba tra i quali Thuparama, il santuario più antico di tutto lo Sri Lanka e uno dei più antichi al mondo, e Ruvanvelisaya, caratterizzata da un muro protettivo raffigurante centinaia di elefanti.

Thuparama Dagoba - Anuradhapura, Sri Lanka

Ruvanvelisaya ospita quello che è il cuore spirituale nonché vero e proprio simbolo della città: lo Sri Maha Body, l’albero sacro. Centinaia di fedeli si recano qui ogni giorno per pregare e per deporre le lo offerte sotto quello che è considerato l’albero sacro più antico al mondo. Sebbene infatti se li porti bene, quest’albero conta più di 2000 anni.

Dietro lo Sri Maha Body c’è un'affascinante leggenda secondo la quale sarebbe stata la principessa Sangamitta ad introdurre la talea dell’albero di Bodhi originale – l'albero dove il Buddha arrivò all'illuminazione – direttamente dall’India. In realtà ci si rende presto conto che le piante sono più di una, ma quella considerata più antica e più sacra è quella posta al centro sulla piattaforma più alta.

La nostra visita è terminata nell’area dell'Abhayagiri Monastery dove particolare menzione merita la pietra di luna più bella che si possa trovare in tutto lo Sri Lanka, situata all’ingresso del Mahasena’s Palace.

Albero di Bodhi - Anuradhapura, Sri Lanka

A sole due ore d’auto da Anuradhapura si trova Polonnaruwa (anche qui l'ingresso è 25 dollari), ovvero quella che fu la seconda capitale dello Sri Lanka per ben tre secoli. Essendo molto più recenti, i resti sono meglio conservati e le dimensioni più contenute del  sito consentono visite esaurienti in tempi più brevi.

Lo dichiaro subito, questo luogo mi ha letteralmente incantata, soprattutto nel momento in cui mi sono ritrovata di fronte al Gal Vihara. Ma procediamo con ordine.

Anche qui consiglio di affittare delle biciclette e di avvalersi di una guida perché, nonostante sia più facile orientarsi, avere qualcuno che spiega ciò che si sta vedendo è un grandissimo valore aggiunto.

Quadrilatero - Polonnaruwa, Sri Lanka

Le rovine possono essere divise in cinque gruppi dei quali io ne ho visitati tre. Il primo è cosiddetto gruppo del palazzo reale che comprende una grande struttura, il palazzo Parakramabahu, i cui resti permettono di intuire la magnificenza di questo edificio che si pensa arrivasse a contare ben sette piani. Abbiamo poi continuato per il Quadrilatero, ovvero un insieme di rovine poste tutte su una piattaforma sollevata e cinta da un muro che comprende un albero di Bodhi e alcuni tra i templi meglio conservati dell’intero Sri Lanka, quali Vatadage e Thuparama.

Infine siamo arrivati a quello che è chiamato il gruppo settentrionale, reso famoso dal Gal Vihara, un gruppo di quattro meravigliose statue del Buddha, ciascuna ricavata da un’unica lunga lastra di granito, le quali  probabilmente segnano il punto più alto della scultura rupestre singalese. Io sono rimasta letteralmente a bocca aperta per la loro imponenza ma anche per l’indiscutibile bellezza.

Gal Vihara - Polonnaruwa, Sri Lanka

Questi due siti – che insieme a Sigiriya compongono quello che è comunemente definito il Cultural Triangle – sono due veri e propri gioielli archeologici, situati in un contesto naturalistico straordinario che consente di immergersi in un’atmosfera quasi surreale.

[gallery type="square" link="file" ids="43263,43262,43257,43259,43260"]

The post Le antiche capitali dello Sri Lanka: potenza di forme e dimensioni appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #4: l’arrivo in Kazakistan

$
0
0

7MML Around The World 2014-2015 - Kazakistan

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

7MML Around The World 2014-2015 - Kazakistan

Dal diario di Eleonora Miserendino

9 luglio

Shimkent, situata nel Kazakistan meridionale, è una cittadina vivace dai viali alberati. Occhi a mandorla e lunghi capelli nero lucido, si mischiano nelle strade in maniera netta ai tratti sovietici: pelli bianche, occhi chiarissimi e capelli biondi. Si respira una chiara atmosfera centroasiatica.

Ci dirigiamo verso la riserva naturale Aksu-Zhabagly che si estende fino ai confini del Kirghizistan e dell’Uzbekistan. Lungo il cammino a tratti rigoglioso di alberi verdi a tratti giallo intenso l’aria torrida si fa più respirabile, la riserva, che nel punto di partenza sfiora i margini della steppa a 1200 metri raggiunge  i 4200 metri con le sue cime incappucciate di neve e ghiacciai creando un mosaico di colori accesi. L’arrivo nel villaggio di Zhabagly è suggestivo: greggi di pecore che tornano dal pascolo guidate da un uomo a dorso d’asino e mandrie di cavalli e puledri che corrono liberamente attraversando i fiumi della steppa alle luci del tramonto.

7MML Around The World 2014-2015 - Kazakistan

10 luglio

Dalla riserva ci spostiamo ulteriormente a est. Sostiamo all’incirca un’ora presso un lago sulla strada e continuiamo il percorso in direzione Taraz. Arrivati in città, durante la ricerca dell’hotel, siamo fermati da Kuan, un giovane kazako che si offre di aiutarci con la sistemazione per la notte. “Noi kazaki siamo un popolo dalle origini nomadi”, dice, “aiutare i viaggiatori è nella nostra cultura oltre che essere di buon auspicio.” Kuan trova per noi un hotel ad un prezzo stracciato e ci concede un’ora di tempo per prepararci per la cena che prenota per noi in un tipico ristorante kazako. È ancora Ramadam e Kuan ci spiega che tutti al ristorante inizieranno a mangiare alle 21.00 procedendo con questo ordine: un bicchiere d’acqua (tutto) e un dattero. La cena sarà poi a base di acroshka (zuppa di latte di asino condito con patate bollite, erba cipollina, finocchio selvatico e delle fette di insaccato di tacchino tagliato a dadini che galleggiano in superficie) e laghman, tagliolini di grano tenero, serviti con contorno separato di carne saltata con aglio, noce moscata, cumino e peperoni. Il tentativo di assaporare quel piatto allo stesso modo in cui avremmo potuto assaporare un tagliolino italiano è imbarazzante: cominciare ad arrotolare un solo tagliolino significa ritrovarsi a girare la forchetta fino a che tutto il piatto non sarà incollato a essa in un pezzo unico lasciando nel piatto solo il condimento. Adottiamo il più pratico metodo asiatico: piatto alla bocca e grandi forchettate spezzando gli spaghetti gommosi con i denti.

7MML Around The World 2014-2015 - Kazakistan

11-14 luglio

Siamo giunti a destinazione. Arriviamo ad Almaty a tarda notte e trovare una sistemazione economica per passare gli ultimi giorni ci crea qualche difficoltà. La receptionist di un hotel ci aiuta indicandoci l’appartamento di un amico in centro città. Dopo giorni di ostelli, hotel e tende dormire insieme in un appartamento ci fa sentire a casa. Passeggiamo alla scoperta della città durante il pomeriggio del giorno seguente. Almaty è ciò che di più occidentale abbiamo incontrato finora lungo il cammino. Ai lati dei viali alberati e delle vie pedonali si susseguono grandi catene internazionali di concessionarie, fast food, eleganti caffè, negozi di abbigliamento e i giovani sostano nei bar lungo le vie del centro bevendo birra e vodka. L’architettura d’avanguardia si mischia a tratti a decadenti palazzoni imponenti in stile sovietico.

Il giorno successivo partiamo dalla città per visitare il Charyn Canyon, a 200 chilometri a est di Almaty. Durante il cammino l’odore degli shashlyk, cucinati sui barbecue a bordo strada, stuzzica i nostri appetiti e non resistiamo dall’effettuare una sosta per la cena. Arriviamo nella valle del Canyon a notte inoltrata ma il nostro viaggio, ormai giunto al termine, non smette di riservarci piacevoli sorprese: in un paesino sperduto nel nulla una famigliola ci accoglie nel loro cortile e ci offre ospitalità e una colazione di mezzanotte: latte appena munto, burro fatto in casa, pane, formaggio, marmellata di fragole fresche, tè, biscotti e panna acida. Il mattino successivo partiamo per la visita del canyon dove sostiamo fino al primo pomeriggio.

Riprendiamo la strada, per l’ultima volta, nel pomeriggio per ritornare a ‘casa’. Domani mattina ci incontreremo con il secondo team per il passaggio del testimone. Il nostro viaggio è, infine, giunto al termine... Con un po’ di nostalgia ripuliamo le auto che sono state le nostre compagne di viaggio per più di un mese; sistemiamo l’attrezzatura fotografica che consegneremo agli ‘eredi’ della spedizione; ricordiamo, ridendo, alcuni momenti della nostra avventura  che ci ha portato a condividere pregi e difetti di ognuno, rinunce e sorprese della strada. Abbiamo la mente piena di immagini, odori, suoni, sensazioni che solo la memoria può conservare! Un grazie speciale ai miei compagni di viaggio e a tutti coloro che hanno reso possibile questa indimenticabile esperienza.

[gallery type="square" link="file" ids="43826,43823,43822,43828,43829,43830,43824"]

Leggi la puntata precedente: attraverso Turkmenistan e Uzbekistan

The post 7 mila miglia intorno al mondo #4: l’arrivo in Kazakistan appeared first on Non Solo Turisti.

Il Ramadan visto dal Pakistan: un mese di digiuno e fratellanza

$
0
0

Lahore_Pakistan_Michael Foley

Sullo schermo del televisore il conto alla rovescia scorre veloce, mancano pochi secondi prima che il cronometro segni il tanto atteso zero. Amma prende un piattino pieno di datteri e lo fa girare fra gli ospiti. Contemporaneamente dalla vicina moschea giunge la preghiera dell'imam. Il sole è tramontato: si può rompere il digiuno, e così come fece anche Maometto si comincia con tre datteri.

Per i musulmani di tutto il mondo il nono mese del calendario islamico è un mese importante: per 30 giorni dall'alba al tramonto digiunano rinunciando a cibo e acqua, si astengono da ogni tipo di attività sessuale, dal fumare sigarette e si impegnano nel limitare cattive azioni e cattivi pensieri. Questo è il mese del Ramadan. Il digiuno deve essere rispettato da tutte le persone il cui stato di salute lo permette: ne sono esentati anziani, bambini sotto i 12 anni, donne con le mestruazioni, diabetici, ma anche coloro che fanno lavori manuali e chi sta viaggiando.

Ramadan - Pakistan

È la prima volta che mi trovo in un paese a prevalenza musulmana durante il Ramadan, e se fossi una persona che organizza i propri viaggi avrei sicuramente cercato di evitarlo, invece sono felice di essere la viaggiatrice sgarruppata che sono e di stare vivendo questa esperienza nella Repubblica Islamica del Pakistan.

Devo ammettere che faticavo a capire il senso di un digiuno diurno seguito da abbuffate notturne; essere qua mi ha invece insegnato a cambiare i miei preconcetti ed ad apprezzare quello che si è rivelato essere un mese di festa.

Il Ramadan è un mese dedicato allo stare insieme: l'iftar (il pasto serale dopo il tramonto) viene celebrato da tutta la famiglia riunita, spesso consiste in pakora (verdure impastellate e fritte), panini e macedonia di frutta e le bevande tipiche sono coloratissime e dolci.

Essendo legato al calendario lunare, ogni anno il mese del Ramadan avanza di dieci giorni. Nel 2014 è caduto d'estate e così è stato per gli ultimi cinque anni e lo sarà ancora per i prossimi cinque, il che renderà molto faticoso sopportare la sete.

Lahore, Pakistan

Esco in giardino con Rabya e liberiamo i cani. Ci girano intorno scodinzolando felici e poi si dirigono correndo fuori dal cancello che era rimasto socchiuso. In un angolo, all'ombra di un frangipani in fiore, si riposa l'anziano guardiano. "Perché il cancello era aperto?" L'uomo non risponde, sa di non avere nessuna scusa.

"Le ultime ore del giorno sono le più difficili e nonostante il nostro guardiano sia anziano, si ostina ad osservare il digiuno, dobbiamo aiutarci a vicenda," mi spiega Rabya chiudendo il cancello. Dalla sua sedia all'ombra l'uomo le sorride con gratitudine.

Questo è lo spirito del Ramadan, un mese in cui il digiuno rende tutti uguali: i ricchi, la servitù e i mendicanti. Un mese in cui i musulmani di tutto il mondo si sentono fratelli e e sono solidali nel resistere alle tentazioni.

"Durante il Ramazan bisogna essere buoni e quando non lo sono il mio stomaco, un po' dolorante per la fame, mi ricorda che devo comportarmi con comprensione e rettitudine," mi racconta Moin fumando la prima sigaretta della giornata mentre dietro di lui spunta una gigantesca luna piena.

Lahore, Pakistan

"Noi musulmani ci basiamo sul calendario lunare: quando compare la luna nuova sappiamo che il giorno dopo inizierà il mese del Ramadan. Non sappiamo però quando finirà: potrebbe essere di 29 o 30 giorni, ogni giorno osserviamo il cielo e quando la luna scompare del tutto sappiamo che il giorno dopo è la fine del Ramadan, un giorno di gran festa che noi chiamiamo Eid."

Eid viene paragonato a quello che per noi è Natale: intere famiglie composte da centinaia di persone si riuniscono per mangiare insieme e le donne si vestono dei colori più accesi. Ci si ritrova al mattino per fare colazione, poi per pranzo ci si sposta nella casa di un diverso parente e uguale per cena.

È mezzanotte passata quando Moin ci propone di uscire. Nonostante gli occhi stropicciato dal sonno accettiamo e ci lanciamo in una corsa in macchina fra le vie di Lahore. Appena usciti dai quartieri residenziali la città si illumina e le strade si riempiono di vita. Le insegne scintillano nel buio e i negozi sono in piena attività. Le lunghi barbecue di fronte ai ristoranti sono ricoperti di spiedini, uomini e donne mangiano seduti ai tavoli mentre i bambini si rincorrono fra il fumo delle braci.

Di giorno si cerca di risparmiare le energie, e così tutte le attività di svago si svolgono alla notte. Noi andiamo a trovare degli amici, mangiamo un gelato, giochiamo a biliardo e alle due di notte ci sediamo al tavolo di un caffé, stanchi ma ancora euforici.

L'ultimo pasto prima dell'alba si chiama sehri ed è composto da una colazione abbondante con uova e succhi. Alle 3.30, ora in cui bisogna smettere di mangiare, risuona lo stesso richiamo che otto ore prima aveva segnato l'inizio della notte. Si dice l'ultima preghiera della giornata e si va a dormire. Il nostro giovane ospite probabilmente dormirà fino a pomeriggio inoltrato, i più pigri fino all'ora dell'iftar, quando un'altra notte incomincia.

Lahore, Pakistan

In questi giorni ho imparato che il Ramadan è gioia: è un mese dedicato alla famiglia e allo stare insieme e, perché no, anche alla buona cucina. Per scoprire i significati profondi di tradizioni così diverse dalla nostra bisogna avere tempo, fermarsi e trasformarsi in osservatori silenti.

The post Il Ramadan visto dal Pakistan: un mese di digiuno e fratellanza appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #5: in viaggio sulle strade del Kirghizistan

$
0
0

KC1NARIN3

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

kc1-010

Dal diario di Luca Rizzotti

16 luglio

Siamo in Kyrgyzstan e la nostra meta, una volta lambita la capitale Bishkek, è Kochkor, un piccolo paese sulla strada per il passo del Torugat, una delle porte d’ingresso per la via della seta in territorio uiguro. Durante il percorso montagnoso si apre finalmente ai nostri occhi un paesaggio fantastico dove si alternano morbide dune erbose e picchi sabbiosi, wadi verdeggianti e pascoli per i protetti cavalli Takhi. Siamo a quasi duemila metri di quota ma è difficile rendersene conto. L’incontro con una iurta chirghiza e l’allevatore suo proprietario sono la prima vera occasione per brandire le macchine fotografiche e approfittare di una visita al suo interno dove scopriamo la moglie dell’allevatore intenta a produrre una sorta di ricotta concentrata e dura, bianca come la pietra. Poi la sera scende rapida su Kochkor, il paese nel quale prendiamo alloggio e ci concediamo una cena a base di carne stufata, patate e cipolle. Un giro di vodka per tutti sancisce la fine di una giornata piena.

7MML Around The World 2014-2015 - Kirghizistan

17 luglio

Partiti alle otto del mattino da Kochkor maciniamo chilometri in direzione Naryn, ultima città prima del passo del Torugart, il leggendario accesso per la Via della Seta e dai Paesi “stan” verso la regione uigura dello Xinkiang. Partiamo da un’altitudine di circa 1400 metri per ascendere ai 3750 del passo solo di recente aperto agli stranieri. Ci attendono cinquecento e oltre chilometri, quasi tutti in sterrato, la maggior parte dei quali attraverso valli costellate dalle gher (i russi le chiamano yurte) che ci fermiamo a visitare sempre accolti dalla composta gentilezza dei nomadi. Si alternano paesaggi in quota e lunghe distese pianeggianti contornate da picchi rocciosi e rossastri, quasi lunari. Stelle alpine e profumate artemisie punteggiano i percorsi erbosi salutando il nostro passaggio.

7MML Around The World 2014-2015 - Kirghizistan

Verso le quattro del pomeriggio l’arrivo alla frontiera kazaca rappresenta il primo dei nostri problemi di giornata. Solerti guardiani in divisa militare ci comunicano che non è più possibile inoltrarsi in territorio cinese e paiono irremovibili nel loro intento. Ci alterniamo nelle suppliche, ci diamo malati, attesi al confine da pazienti guide prive di nostre notizie. Non è possibile chiamare nessuno e il malfermo inglese di tutti noi si mischia al loro, quasi inesistente. Fa freddo ma un sole brillante illumina il paradosso. Nonostante la loro fermezza, all’improvviso e apparentemente senza motivo la situazione alla fine si sblocca. Ripartiamo gettandoci a capofitto lungo i pochi chilometri della discesa sterrata che porta al confine. Lo troviamo chiuso. All’apparenza deserto. Ostruito da una grande cancellata che forse un tempo ha conosciuto giorni di gloria. Appaiono quattro o cinque soldati cinesi, giovanissimi e curiosi, ci fanno qualche domanda incuriosita ma l’arrivo delle nostre guide uigure risolve ogni questione e infine passiamo prodigandoci in saluti. L’ultimo tratto di strada è veloce e la città di Kashgar ci accoglie quando sono ormai le due del mattino, complice il balzo di due ore in avanti del fuso ufficiale cinese.

7MML Around The World 2014-2015 - Kirghizistan

19 luglio

Ci si abitua presto a tutto. Già ci sentiamo a nostro agio tentando di evitare i motorini elettrici che silenziosi arrivano improvvisi alle nostre spalle, al traffico caotico e a una lingua che non conosciamo e che intuiamo non essere mandarino. La città non è particolarmente bella ma conserva il suo fascino di antico mercato, crocevia di tutte le popolazioni nomadi in cerca di riposo e acqua lungo il cammino della via della seta. Ancora una volta il tour gastronomico è stato sorprendente per vivacità e stranezze incorniciato da un temporale in arrivo che rende la luce magica. Guardo i miei compagni muoversi tra bancarelle e tavoli nel labirintico e caotico mondo del mercato serale. Agili e persistenti, determinati a strappare l’immagine migliore. Marziani armati di armi innocue ma tecnologicamente avanzate in un mondo che tollera un’invadenza gentile, mai invasiva. Il forte vento generato da nubi scure muove e mischia gli odori e il fumo dei piatti delle piastre e delle griglie ci avvolge e a volte ci nasconde l’uno all’altro. Quando ci ritroviamo è sempre per comunicare un reciproco e affascinato stupore.

[gallery type="square" link="file" ids="44868,44869,44871,44874,44875,44877,44878"]

Leggi la puntata precedente: l'arrivo in Kazakistan

The post 7 mila miglia intorno al mondo #5: in viaggio sulle strade del Kirghizistan appeared first on Non Solo Turisti.

Dall’Italia a Malé, capitale delle Maldive

$
0
0

Male_Maldive_Timo Newton-Syms

“Sei stato selezionato, puoi preparare la valigia.”

Queste, in sintesi, le parole che mi comunica la mia università quando mi dice che devo paritire per le Maldive, destinazione del mio tirocinio universitario che ha scatenato l’invidia di tutti i miei compagni. La destinazione è un’isola di un chilometro per duecento metri a quaranta minuti di volo verso nord dalla capitale Malé, nell’atollo Lhaviyani.

Ed è proprio per la capitale che dovrò passare al mio arrivo, tappa obbligata per le visite mediche di rito. Ad attendermi c’è Zakir, ragazzo dello Sri Lanka che incontro non senza difficoltà, dopo aver girovagato per circa dieci minuti lungo l’uscita del terminal. Sarà la mia guida durante la mia permanenza nella capitale.

Malé, Maldive

Per raggiungere Malé dall’aeroporto si sale su quello che sembra un barcone della speranza, sovraffollato di turisti e locali. La mia valigia viene messa nella stiva della barca, vicino a un rumorosissimo motore che non ci permette di sentirci mentre parliamo urlandoci nelle orecchie. Altre restano in centro dentro a una specie di recinto, pronte a volare nell’oceano alla prima onda più alta del normale. Il comandante, rigorosamente a piedi nudi – usanza comune per i comandanti di barche e navi alle Maldive – sembra un pescatore uscito da una cartone animato e non pare preoccuparsi molto dello stato sgangherato della barca.

Arrivati al porto passiamo tra barche e dhoni – le tipiche imbarcazioni maldiviane – che scaricano il risultato delle loro uscite in mare. Già inizio ad avere un’idea di come sarà la città, perché qui sembra non ci siano regole. Gente che urla, sbraita, che lancia casse di pesce in mezzo al marciapiede, disordine ovunque e macchine che sfrecciano a pochi passi dalla merce rischiando di travolgere pesci e marinai. Nessuno sembra preoccuparsene, è un caos organizzato in cui ognuno sa cosa fare o non fare in una routine che è comprensibile solo a è del luogo. L’unico posto dove regnano tranquillità e ordine è la zona del Parlamento, dove il verde dei giardini è color smeraldo e le palme dondolano placidamente al ritmo del vento.

“Lascia la valigia, dobbiamo andare!”

Neanche il tempo di fermarmi un secondo in camera, via di fretta, le visite mi attendono. Un taxi sprovvisto di qualunque segnalazione ci attende. L’autista si crede un pilota di formula uno e parte sgommando. Chi ha esperienza dell'Asia sa che la loro guida non ha nulla a che fare con quella europea. Io lo scopro solo ora.

Malé, Maldive

Veniamo affiancati da un’orda selvaggia di motorini che ci sorpassano a destra e a sinistra. Anche se siamo in una strada a doppio senso, corriamo nel centro della strada per dar loro modo di sorpassarci da ambo i lati, sfiorando chi ci viene in senso opposto. Riusciamo a liberarci dallo sciame dei due ruote ad un semaforo, ma dalla parte opposta ce n’è un’altro.

Scatta il verde, via alla gara: macchine che partono spingendo a fondo l’acceleratore, motorini con due o tre passeggeri o carichi di merce si lanciano all’inseguimento o alla fuga. Ai lati della strada, spettatori indifferenti sono i ragazzini che giocano e le loro madri in chador.

La sanità maldiviana mi stupisce per la sua efficienza ed igiene. Probabilmente godo di qualche privilegio di cui non sono a conoscenza, ma nel giro di qualche ora riesco a sbrigare tutto e a tornare in hotel, passando tre ospedali, diecimila ingorghi e rischiando come minimo quattro volte la pelle grazie ad autisti che guidano uno peggio dell’altro.

Malé, Maldive

La paura di volare non mi ha fatto dormire, riposo qualche ora, poi devo cercare un adattatore per la spina e ricaricare il mio PC. Chiamo Zakir che mi accompagnerà in qualche negozio di elettronica. La notte è buia, le strade principali poco illuminate. Noi ci addentriamo in quelle secondarie senza illuminazione, sporche, piene di buche e pozzanghere provocate dall’improvviso acquazzone pomeridiano che ha travolto Malé.

Sono un po’ preoccupato. Zakir, tranquillissimo, mi porta non so dove. Maldiviani che non ci degnano di uno sguardo e chiacchierano in una lingua che poi intenderò solo vagamente ci accompagnano lungo il percorso. Le uniche luci sono quelle delle insegne dei bar e dei pochi locali. Una porticina laterale si apre e raggiungo il mio scopo, ho il mio adattatore.

Torno in hotel, chiamo a casa e buonanotte, finalmente posso dormire. Il sonno mi porta via e io sto dormendo quando un urlo squarcia la notte. Mi sveglio di scatto, ascolto attentamente e quello che sembrava un urlo non è altro che il canto di preghiera del muezzin.

L’avevo dimenticato, nella società islamica si prega cinque volte al giorno, la prima alle quattro. Impreco, mi giro e testa sotto il cuscino. Buonanotte Malè, se la barca domani non affonda io sono sopravvissuto.

The post Dall’Italia a Malé, capitale delle Maldive appeared first on Non Solo Turisti.


Hong Kong, l’essenza di una città complessa e conturbante

$
0
0

Festa 061x

Metropoli caotica e sovraffollata, dove regnano un traffico impossibile e un rumore costante, Hong Kong non è una città facile da raccontare, perché ci sono molte città dentro di essa e perché è una città fatta di sensazioni immediate, di odori penetranti, fetori, aromi, colori, sapori... una esperienza sensoriale unica.

È però una città facile da visitare, accogliente per il turista grazie al suo efficiente sistema di trasporti pubblici: tram, autobus, metropolitana, straordinariamente puliti, veloci, puntuali, da far invidia alle migliori città europee.

Hong Kong, Cina

Hong Kong ti dà il benvenuto mostrandoti il suo lato più occidentale: l’aeroporto. L’arrivo è tra i più spettacolari che si possano immaginare. Si atterra in uno dei più grandi e avveniristici aeroporti internazionali, progettato dal celebre architetto inglese Norman Foster. Nei miei viaggi ho conosciuto molti aeroporti, ma questo, situato sull’isola artificiale di Lantau, a soli 35 chilometri dalla città e inaugurato nel 1998 è quello che più mi ha colpito. Per raggiungere la città si impiegano solo venti minuti, scegliendo fra i vari mezzi di trasporto possibili.

Hong Kong, Cina

Hong Kong è uan metropoli di grande fascino: scenografica, tecnologica, sfavillante, ma anche mistica e spirituale. Sette milioni di persone vivono compresse in uno spazio di appena 300 chilometri quadrati come in un gigantesco formicaio. Perennemente indaffarati, sempre di corsa, affollano le vie della città, rendendola caotica e frenetica. A qualsiasi ora del giorno e della notte il numero di persone in circolazione è impressionante: camminano, chiacchierano al telefonino, mangiano cibo di strada, fanno compere, si fotografano. Una vera passione quella della fotografia per gli abitanti di Hong Kong, raro trovarne uno sprovvisto di macchina fotografica.

Hong Kong, Cina

È luogo eterogeneo dove convivono e si incontrano culture diverse. Luogo di contraddizioni e di contrasti. Tradizione e modernità, oriente e occidente, si fondono in un intrico di grattacieli scintillanti in vetro e acciaio, svettanti verso un cielo grigio e opaco a causa dello smog e del clima caldo-umido. Insegne luminose, templi votivi, mercati tradizionali cinesi, antiche pagode, centri commerciali enormi e luccicanti dove puoi trovare tutto ciò che è desiderabile a prezzi non sempre accessibili, strade brulicanti di gente.

Uomini d’affari in abito scuro si mescolano ai turisti, agli artisti di strada, a belle signore raffinate ed eleganti che indossano i marchi dei migliori stilisti, mentre vecchie signore cinesi dalla pelle solcata da rughe profonde trattano sui prezzi alle bancarelle del mercato tra pesce, ortaggi, chincaglieria elettronica, macellai che squartano i maiali, erboristi cinesi che dispensano muschio di serpente, polvere di perla, cavallucci marini essiccati.

Il fascino di Hong Kong è proprio questo suo essere imprevedibile e sorprendente.

Hong Kong, Cina

Passeggi  nel centro del cuore finanziario e ti senti proiettato verso il futuro, poi giri l’angolo e ti ritrovi immerso nella tradizione, nell’atmosfera mistica e spirituale dei templi antichi, tra profumi d’incenso dove la gente prega nel silenzio e nella meditazione.

Hong Kong è una città straordinariamente fotogenica, offre panorami magnifici, è ricca di vedute e scorci mozzafiato, scenari da cartolina, fatti apposta per essere immortalati. Una delle vedute migliori si gode dal Victoria Peak, che si trova a 552 metri sul livello del mare consentendo una vista panoramica a 360 gradi sulla metropoli e i suoi grattacieli. In soli otto minuti si raggiunge la sommità con un simpatico trenino rosso, una delle funicolari più ripide al mondo.

Camminando lungo la Avenue of Stars, un lungomare che si affaccia sul Victoria Harbour ispirato – o meglio, copiato – dalla Hollywood Walk of Fame di Los Angeles, si ha un’altra suggestiva vista del porto di Hong Kong. Lungo il viale si possono ammirare 73 stelle che rappresentano altrettante celebrità del cinema orientale. Arrivati in fondo alla passeggiata, ci si trova di fronte alla statua in bronzo alta tre metri del leggendario Bruce Lee, stella del kung fu. Ai suoi piedi c’è sempre una folla che fa a pugni per farsi fotografare imitandone la posa da tigre pronta all’artigliata.

Hong Kong, Cina

Alla sera questo è anche il punto ottimale per assistere alla performance di “Symphony of Lights”, lo spettacolo di musica e luci che si tiene ogni giorno alle otto e che consiste nella stupefacente illuminazione dei grattacieli che si affacciano sul Victoria Harbour creando un romantico e indimenticabile gioco di colori.

Osservare le facce dei turisti con le loro espressioni estasiate e completamente sedotte di fronte a una delle più belle immagini che Hong Kong possa offrire di sé,  è uno spettacolo nello spettacolo.

The post Hong Kong, l’essenza di una città complessa e conturbante appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #6: rotta nel deserto del Taklamakan

$
0
0

KC01T lago barkol lavoratori  che estraggono magnelite

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

7MML Around The World 2014-2015 - Cina

Dal diario di Luca Rizzotti

20 luglio

In the desert you can’t remembar your name…diceva una canzone. Non pensavamo fosse vero. Questi giorni passati nel deserto del Takamaklan ci hanno letteralmente ipnotizzato e talvolta ci siamo davvero scordati che giorno e quale ora fossero inseguendo un’infinita linea retta d’asfalto ai bordi della quale una sequenza ininterrotta di arbusti talvolta a file di due o tre è posta a barriera all’avanzare della sabbia e presidiata da operai addetti alla perenne irrigazione di questa esigua ma necessaria barriera verde.

La nostra meta è Otan, a sud della via della seta, città nella quale approdiamo qualche ora dopo in cerca di un hotel che troviamo con facilità. La voglia di toglierci la sabbia dalle scarpe è tanta e ci infiliamo sotto la doccia convinti possa essere l’ultimo atto prima di una meritata cena. Ma siamo in Cina naturalmente e nulla è mai come sembra. La polizia è in qualche modo a conoscenza del nostro arrivo in città e ci fa sapere che non siamo graditi nell’albergo a loro dire abitabile solo da cittadini cinesi. Dobbiamo cercare un’altra sistemazione ma, la doccia, quella almeno l’abbiamo fatta.

7MML Around The World 2014-2015 - Cina

21 luglio

La nostra meta ora è Luntai, una città sorta dal nulla nel deserto, piena di palazzi enormi affastellati di luci e una piazza di persone in festa intente in un ballo di gruppo alle quali ci uniamo mentre Alessandro riprende una bancarella di cibo di strada dalla quale proviene un buon odore di calamaro ai ferri.

22 luglio

L’arrivo in un villaggio uiguro situato nel mezzo dell’oasi di Turpan, la città nella quale passeremo la notte prima della tappa di avvicinamento nella zona est della regione, rappresenta per gli abitanti un momento di curiosità e svago dalla monotonia di una vita non semplice e immersa in una calura che oggi sfiora i cinquanta gradi. Il nome del villaggio è Toxkun. Scesi al volo dalle macchine ci immergiamo nella sua quotidianità dividendoci chi in una casa di mattoni posizionati in modo da far passare la maggior quantità possibile di aria, chi in una sorta di trattoria improvvisata, chi per la strada per incontrare alcuni degli abitanti di rientro dai campi di angurie. Poi ci ritroviamo tutti nella casa di coloro che si sono mostrati i più risoluti nel volerci ospitare. Il padrone di casa, un uomo magro quanto energico ci mostra centinaia di radici di anguria accatastati nell’aia, svelandone le proprietà terapeutiche mentre la sua signora, paziente e forse vanitosa nel concedersi lungamente ai ritratti di Ottavio, Paolo Domenico e Antonio ci prepara una merenda a base di meloni gialli, angurie e té caldo costantemente seguita dalla pecorella di famiglia addomesticata al pari di un nostro cagnolino. I bambini come sempre ci seguono ovunque ridendo tra di loro e di certo ridendo di noi.

7MML Around The World 2014-2015 - Cina

23 luglio

Giornata campale quella di oggi che ci ha visto lasciare lo Xing Yang per dirigerci verso est nell’affascinante regione che sfiora il confine con la Mongolia. Tutto cambia nuovamente. Il deserto scompare inghiottito da montagne sempre più alte. Al termine di un’imponente collina rocciosa scendiamo lentamente verso una valle che non è che il preludio a ciò che più tardi incontreremo. Pozze di acqua salata dai cangianti colori rossastri fanno pensare a una superficie marziana, cosa che puntualmente commentiamo una volta risaliti in macchina. Tuttavia non c’è mai davvero troppo tempo per riflettere su un passaggio mentre già nuove immagini richiedono la nostra attenzione. Su una strada che ha ripreso a salire di quota si alternano scenari che ci entusiasmano. Sterminati campi coltivati a grano si alternano a zone più brulle e a campi da pascolo. Cavalli, mucche e persino cammelli incorniciano un lato e l’altro di una strada che ancor di più ci sembra un nastro che pare svolgersi senza fine.

7MML Around The World 2014-2015 - Cina

Nel pomeriggio decidiamo una deviazione alternativa alla ricerca di Barkol, un lago salato nel territorio dei nomadi cazachi da tempo immemore transfughi dalle terre che ci siamo lasciati alle spalle solo qualche giorno fa. Ci arriviamo nel tardo pomeriggio, lasciamo i mezzi in prossimità delle sponde del lago e ci inoltriamo a piedi sulla lingua di terra che divide in due le acque. Sul lato destro l’acqua intrappolata è ormai del tutto evaporata e ha lasciato spazio a una leggera coltre di sale che ricorda un campo innevato. Ma il sole è invece implacabile e si riflette sulle acque di destra dove lo scenario davanti ai nostri occhi ci emoziona e al tempo stesso intristisce. Il luogo è di memorabile bellezza ma utilizzato dalla gente del posto esclusivamente per lavorare. Un mestiere durissimo. Le gambe avvolte in braghe da pescatore immerse fino a sopra le ginocchia, coloro che ci sembrano in un primo momento semplici pescatori sono invece rastrellatori di acque intenti nel filtraggio di una schiuma bianca e salata dalla quale sarà poi estratta la magnelite, un metallo utilizzato per un non meglio precisato scopo industriale. Intrisi di sale, uomini e donne, armati di spatole rudimentali alle quali sono appese sacche per la raccolta, lavorano per ore sotto il sole nella speranza di raccoglierne qualche chilo e guadagnare una somma dignitosa. Si lasciano fotografare e tranne qualche eccezione la loro curiosità nei nostri confronti non è eccessiva. Li lasciamo mentre il sole del tardo pomeriggio illumina la valle verso la quale siamo diretti e presso la quale passeremo la notte accolti nelle suggestive camerette di un ‘cottage’ in stile mongolo.

[gallery type="square" link="file" ids="44900,44898,44896,44895,44894,44893,44891,44890,44889,44888,44887,44886,44885"]

Leggi la puntata precedente: in viaggio sulle strade del Kirghizistan

The post 7 mila miglia intorno al mondo #6: rotta nel deserto del Taklamakan appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #7: verso il cuore della Cina

$
0
0

KC1 si sale fino a 4200m

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall’Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

7MML Around The World 2014-2015 - Dunhuang, Cina

Dal diario di Luca Rizzotti

23 e 24 luglio

La discesa verso la pianura deserta che dopo un percorso di 400 chilometri ci porterà a Dunhuang ci sorprende per la somiglianza con le nostre strade di montagna. Se non fosse per i cartelli in mandarino e le gher sparse qua e là sembrerebbe la strada per Collio, mormora qualcuno…

Finita la discesa inizia l’ormai consueto paesaggio che da giorni si alterna alle montagne. Lingua d’asfalto senza apparente fine, deserto brullo costellato da pale eoliche a perdita d’occhio e immensi elettrodotti. Ci stiamo rendendo conto che la parte uigura della regione sta finendo soprattutto per l’assenza sui cartelli stradali della doppia lingua, cinese ed araba.

25 luglio

Ripartiamo in direzione Anxi per riprendere la via della seta settentrionale. Imboccheremo il corridoio del Gansù nella regione del Qinghai, il passaggio dove un tempo transitavano le merci provenienti dalla Cina e dirette in Asia centrale.
Il percorso desertico e monotono ci invita a una deviazione decisiva. Prenderemo la via per Sunan per attraversare le montagne del Datong, una zona che fu territorio tibetano prima dell’annessione cinese ma che conserva ancora le caratteristiche di quel popolo anche per il fatto di trovarsi a tremila metri di quota. Lo conferma la presenza dei monasteri buddhisti, delle antiche torri di segnalazione, fortezze, alcune sezioni della Grande Muraglia e degli Stupa.

[gallery type="square" link="file" ids="46665,46664,46663,46662,46661"]
26 luglio

Nell’estenuante tappa da Quinlin verso Lanzhou risaliamo fino 4000 metri di quota. Abbiamo trovato freddo, grandine e un traffico automobilistico fuori controllo ma che ormai stiamo abituandoci a capire. Dopo cinquecento faticosi chilometri troviamo rifugio in una stazione di servizio per rifocillarci. Riso bianco e germogli di soia, fagiolini e noodles. Il luogo è sporco e il cibo non è gran cosa ma ormai siamo rodati. I guerrieri della strada hanno già percorso 5.500 chilometri e molto deve ancora essere fatto.

27 luglio

Dopo la sosta notturna a Minhè ripartiamo per Xiahè risalendo dal corridoio del Gansù a quella che un tempo fu la regione tibetana del Qinghi. È una città posta a 3000 metri di quota e sede del più importante monastero buddhista della Cina: Labrang. Dopo avere percorso il kora, sentiero del pellegrinaggio circolare che si snoda attorno al monastero ci immergiamo nella vita cittadina e nella sue attività. Incrociamo commercianti di cappelli in feltro, di chuba (i mantelli tibetani) e degli immancabili mala (i rosari buddhisti); venditori ambulanti di pane speziato o di burro e yogurt al latte di Yak che costellano la strada che ci conduce al caratteristico albergo in stile tibetano dove pernotteremo.

28 luglio

Partiamo per Tianshui e la regione del Gansù orientale. Ancora una volta ci sorprende il cambiamento di paesaggio e di etnia. Lungo la fertile valle che incontriamo scendendo da Xihaè si succedono villaggi e cittadine di evidente stampo musulmano, testimoniato dalla presenza di numerose moschee e dalla quasi totale assenza di etnia Han. Oggi è il giorno della fine del Ramadan  e i proprietari delle macellerie di strada sono intenti a lavorare le pecore per poi esporle sul ciglio del marciapiede ancora sanguinanti. Chi ha viaggiato nei paesi arabi sa di cosa stiamo parlando, ma non è mai facile abituarsi all’odore di sangue e alla sporcizia che accompagna il cammino del viandante lungo marciapiedi affollati di uomini e donne intenti a comperare frutta e verdura, meloni e mango essiccati, aglio, peperoncini, funghi di varie tipologie e le immancabili angurie.

29 luglio

Città di Xi’an. Regione dello Shanxi. Il caldo soffocante e umido della sera ci avvolge, mentre percorriamo le affollate strade del quartiere musulmano. È qui che è servito il miglior street-food della città e ce ne accorgiamo subito quando al nostro arrivo veniamo avvolti da nuvole di fumo provenienti dagli onnipresenti ròuchuàn, gli spiedini di carne di montone o di qualsiasi altro animale ci diverte immaginare. Diversamente dal mercato di Kasghar, qui è tutto più organizzato e forse meno affascinante, ma anche più variopinto e calidoscopico, talvolta persino ipnotico. Sostiamo di fronte a esperti cuochi di strada che spadellano majiàng liangpi, (noodles in salsa di sesamo), fenzhengroù (spezzatino di montone con grano macinato) o la carne di manzo o di agnello saltata in padella con peperoni verdi e cumino spesso servita nel pane pitta.

[gallery type="square" link="file" ids="46668,46667,46669,46670,46671,46672,46673,46674"]

Leggi la puntata precedente: rotta nel deserto del Taklamakan

Leggi la puntata successiva: Cina, rotta sul Fiume Azzurro

The post 7 mila miglia intorno al mondo #7: verso il cuore della Cina appeared first on Non Solo Turisti.

Alla scoperta del quartiere delle geisha di Kyoto

$
0
0

Kyoto, Giappone

Ogni popolo sul pianeta è accompagnato nell'immaginario delle altre culture da una dose più o meno variegata, colorita o buffa di stereotipi. Il che non è necessariamente un male, purché li si riconosca come tali e si sia pronti a metterli in discussione con il confronto diretto.

Noi italiani, ad esempio, siamo il popolo che ama il vino e la buona tavola, parliamo a voce alta e gesticoliamo incessantemente. I giapponesi, invece, non si libereranno mai della loro iconica immagine di turisti affascinati da ogni anfratto europeo e sempre pronti con la macchina fotografica a immortalare ogni sussulto di foglia.

Quando però siamo noi a visitare il loro splendido paese è fin troppo facile rientrare nello stesso ruolo, talmente sono incredibili e numerose le meraviglie del Giappone. Ecco allora che avere a portata di mano il dispositivo giusto per immortalare ogni sorprendente incontro diventa fondamentale, proprio come raccontato da un viaggiatore in questo articolo su http://salt.ch, il portale dedicato alle tecnologie portatili.

Kyoto, Giappone

Chiunque abbia mai mangiato del sushi, letto un fumetto manga o assistito ad uno spettacolo di marionette Bunraku sa bene che in Giappone si nasconde qualcosa di incredibile. Un misto di cultura tradizionale e propensione verso la modernità a cui è ben difficile resistere.

Tra le destinazioni che non dovrebbero mai mancare durante un viaggio in Giappone c'è sicuramente Kyoto. Capitale dell'impero nipponico per migliaia di anni, questa città è stata distrutta e ricostruita più volte nel corso di guerre e catastrofi, e ogni volta è risorta più bella e affascinante che mai.

Una delle attrazioni della città più amate in assoluto – e anche tra le più insolite e particolari di tutto il Giappone – è il quartiere delle geisha, Gion, situato nel cuore della città lungo la Shijo Avenue. Un'area intrigante e coinvolgente, piena di negozi, ristoranti, sale da tè (ochaya) in cui godere dell'intrattenimento delle geiko (dialetto di Kyoto per “geisha”) e delle loro apprendiste, le maiko.

Kyoto, Giappone

Le geisha sono intrattenitrici professioniste che si occupano del benessere degli ospiti durante cene, banchetti e altre occasioni mondane. Sono esperte di varie arti giapponesi tra cui danza e musica, ma sono anche regine di eloquenza e conversazione. Le apprendiste si trasferiscono nel quartiere di Gion quando hanno 15 anni e vengono istruite dalle professioniste più esperte, ma solo le più talentuose diventeranno geisha qualche anno più tardi.

Il tipico ambiente in cui le geisha operano sono le tradizionali sale da tè giapponesi, spesso dei luoghi molto esclusivi ampiamente utilizzati per incontri d'affari e il cui accesso è consentito solo a ospiti fidati. Qui ci si accomoda su un tatami in un'ampia sala dove viene servito il cibo, mentre le intrattenitrici si occupano di mantenere la conversazione a livelli brillanti e offrono esempi delle loro doti artistiche. Non mancano nemmeno piccoli giochi da bar in cui il perdente è costretto a bere ogni volta un bicchiere di birra o whiskey.

Sebbene tradizionalmente quelli ospitati nelle ochaya siano eventi molto esclusivi, di recente queste sale da tè hanno aperto le loro porte anche a visitatori e turisti stranieri. A Kyoto ci sono persino delle agenzie turistiche specializzate nel fungere da tramite per i viaggiatori che non hanno pratica nella lingua giapponese.

Kyoto, Giappone

Oltre che in cerca di questi spettacoli, i visitatori giungono a Gion anche per ammirare le tante case mercantili in legno (machiya) ancora preservate nel loro stile tradizionale. Siccome in passato le tasse sulle proprietà immobiliari erano basate sullo spazio occupato lungo la strada, queste ingegnose architetture mostrano una facciata molto limitata e si sviluppano invece in profondità, fino a venti metri dalla strada.

Uno degli angoli più popolare di Gion in cui ammirare queste case mercantili è la strada Hanami-koji, dove alle machiya si alternano eleganti ristoranti in cui gustare la prelibata alta cucina di Kyoto (kaiseki ryori) con l'intrattenimento delle geisha.

The post Alla scoperta del quartiere delle geisha di Kyoto appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #8: Cina, rotta sul Fiume Azzurro

$
0
0

KC1 Guilin

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall'Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li porterà fino in Cina, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

7MML Around the world - Guilin, Cina

Dal diario di Luca Rizzotti

30 luglio

Abbiamo fatto una scelta sulla strada del nostro vasto peregrinare in Cina. Lasciate le poco interessanti pianure ad est decidiamo di ritornare per un tratto verso Ovest e incrociare ruote e macchine fotografiche con il percorso del maestoso Yangzi, o Fiume Azzurro, terzo fiume al mondo in ordine di lunghezza (6300 Km) e ammirarne l’immensa diga e le sue scoscese gole.

7MML Around The World - Longsheng, Cina

31 luglio

Alla ricerca di nuovi modi di vivere della popolazione ci illudiamo che la gente del fiume ne conosca di diversi e che anche le abitudini alimentari cambino con il passare dei chilometri (ormai quasi settemila!) e della geografia dei luoghi. Ci accorgiamo presto che in questo immenso paese i cambiamenti, regione dopo regione, sono minimi, e nonostante non manchino mai suggestioni visive e incontri interessanti da ritrarre, la varietà di cibi e la modalità di preparazione faticano a sorprenderci. Tuttavia il nostro quotidiano entusiasmo ci permette di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Ed ecco che sulla strada per Yichang un inaspettato mercato rionale offre nuovi spunti. Assaggiamo una gelatina di patata dolce e bianca che tagliata a piccole fette su minuscoli bancali a pochi centimetri da terra è servita con salse sempre molto piccanti e assistiamo alla preparazione di una “spaghettata” a base di noodles in salsa di pomodori, fettine di manzo, vari tipi di vegetali, peperoni e cipolle in una sorta di piccolo garage improvvisato ristorante. Lo chef, pantaloncini e maglietta, una fila di perle di sudore in fronte, volteggia tra padelle e fuochi lavorando sul davanti, praticamente per strada mentre gli accaldati clienti all’interno, contadini del posto, attendono fiduciosi la scodella che verrà servita loro entro pochi minuti.

7MML Around The World - Enshi, Cina

1 agosto

Abbiamo finalmente lasciato le macchine per qualche ora per concederci una visita alla foresta di bambù pochi chilometri fuori Ziqui, la cittadina turistica limitrofa a Yichang. Sul percorso che costeggia il fiume, circondati da curiose colline appuntite e scoscese, mischiati al turismo cinese del sabato, incontriamo di frequente piccole zone di ristoro dove ci vengono offerti spiedini di pesce, pannocchie e minuscoli granchi di fiume croccanti e piccanti. In poco più di un’ora giungiamo alla piccola cascata che segna il punto di ritorno. Sul piccolo lago creato dallo slargo del fiume lasciamo famigliole festanti intente a spingere zattere in bambù e fotografarsi. È già tempo di risalire in macchina.

7MML Around The World - Enshi, Cina

2 agosto

Sul parte del percorso lungo l’invaso della grande diga, (un bacino idrico lungo quasi come l’intera Inghilterra), salendo e scendendo di quota, incontriamo semplici case di contadini talvolta intenti alla semina di pomodori e rape o qualsiasi altro ortaggio che li mantenga in vita. Sempre accoglienti, sempre gentili e ospitali. Con uno di loro decidiamo di condividere il nostro formaggio ma lui non sembra gradirlo. Lo sputa anzi sul pavimento di casa, accompagnando il gesto con un sorriso sdentato che stempera la preoccupazione di averlo offeso.

3 agosto

Regione dello Hunan. Probabilmente risaie e bambù, da qualche giorno compagnie inseparabili lungo le impervie strade cinesi, persisteranno a lungo nei nostri ricordi. Stiamo infatti percorrendo le sinuose strade che accompagnano il corso dei numerosi affluenti dello Yangtze  in direzione su-est sud, nella regione dello Hunan, assediati dal caldo e da umidità in costante aumento.

Ziqui è il luogo in cui ci inoltriamo in una foresta di bambù, lungo il percorso di un torrente e dove per l’occasione assaggiamo cibo più di fiume che di strada… spiedini di gamberetti e granchietti, piccoli pesci fritti e le immancabili pannocchie e patate stufate rallegrano la nostra escursione.

Paesaggi carsici, foreste e valli lussureggianti seminate a riso incorniciano la strada che ora ci porta verso Henshi.  Sparpagliati tra queste bellezze naturali incrociamo la vita rurale di ospitali villaggi di etnia Deng e Miao entrando in abitazioni che per una volta abbandonano la monotonia architettonica trovata fin qui a favore di una maggior fantasia e razionalità nell’uso degli spazi. Case di legno scuro forse più vecchie di cent’anni, proteggono aie assolate nelle quali riposano al sole peperoncini e funghi e celano stanze fresche e spoglie ma quasi sempre attrezzate con un rudimentale decoder e un televisore sempre spento. Nella casa dove siamo ospitati ci intenerisce la coesistenza sul muro di quello che chiameremo un salotto della foto di Mao con il ponte di Brooklyn… ma non è certo la prima contraddizione che incontriamo.

7MML Around The World - Zhangjiajie, Cina

4 agosto

Non c’è tempo di fermarsi a lungo in un luogo per chi porta la bandiera di 7MML. Ci attende infatti Zhangjiajie, dalla cui brumosa foresta subtropicale si innalzano 243 picchi circondati da oltre 3.000 pinnacoli carsici, una concentrazione unica al mondo e che pare abbia ispirato le montagne fluttuanti di Pandora nel film Avatar. Vero o meno che sia la gente del posto ne è sicura e questo fa si che il turismo cinese non faccia mancare la sua strabordante presenza pressoché in ogni angolo dell’impervia stradina che dalla foresta, dopo un’ oretta di ascesa a piedi e armati dell’attrezzatura, ci porta al punto panoramico dal quale osserviamo uno spettacolo straordinario.

E’ la sera che precede la nostra ascesa a “Pandora”. Questa volta non ce la siamo sentita di mangiare Han e abbiamo così invaso la cucina della Guest House costruita alle pendici della foresta per cucinare una spaghettata aglio olio e peperoncino più qualsiasi altra cosa si sia intrufolata nella pentolaccia nella quale è stata cotta. E’ venuta così così e la birra come sempre non è mai troppo fredda. Ma ci ha ricordato casa e ripulito un poco dal gusto agliato e piccante che permea da ormai un mese ogni cosa ci portiamo alla bocca. Ai cani che hanno circondato la nostra tavola al centro della terrazza antistante alla cucina è rimasto davvero ben poco con cui festeggiare la nostra presenza.

[gallery type="square" link="file" ids="47399,47400,47401,47403,47404,47411,47412,47397"]

Leggi la puntata precedente: verso il cuore della Cina

Leggi la puntata successiva: l'arrivo a Hong Kong

The post 7 mila miglia intorno al mondo #8: Cina, rotta sul Fiume Azzurro appeared first on Non Solo Turisti.

7 mila miglia intorno al mondo #9: l’arrivo a Hong Kong

$
0
0

KC1turisti  fiume Lì nei pressi di Yangshuo 1

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

La prima fase del viaggio ha visto i partecipanti arrivare dall'Italia al Kazakistan. Il 15 luglio è iniziato il percorso che li ha portati fino ad Hong Kong, e poi ci saranno le tratte Canada-Panama, Colombia-Bolivia, Bolivia-Argentina, Sudafrica-Etiopia, Etiopia-Italia, per giungere finalmente a Milano il Primo Maggio 2015 in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015.

7MML Around the World - Hong Kong, Cina

Dal diario di Luca Rizzotti

5 agosto

Venezia che muore, Venezia affacciata sul mare… cantava Francesco Guccini. Noi siamo ancora lontani dal mare ma la piccola Venezia come qui chiamano, con un filo di supponenza, la città di Fenghuang ci accoglie afosa e affollata di turisti, come spesso capita in questa stagione anche in Laguna. Il paragone è però davvero improponibile, anche se la città conserva ancora le vestigia di un tempo non lontano in cui doveva essere certamente molto affascinante. Osserviamo resti di mura e fatiscenti porte turrite, traballanti case su palafitte e vecchi templi mentre il fiume Tuò Jiang scorre tra due rive cittadine con case affacciate sul pelo dell’acqua. L’andirivieni d’imbarcazioni condotte da simil-gondolieri armati di lunghi remi di bambù in luogo, i ponti e le viuzze sono comunque un’attrazione per orde di turisti cinesi ai quali è offerta ogni sorta di commercializzazione vacanziera.

7MML Around the world - Fenghuang, Cina

6 agosto

Regione del Guangxì. Grazie alla guida sicura dei Driver e alla fermezza dell’indice di Nico nel posizionarsi sulla cartina, tappa dopo tappa, abbiamo compiuto novemila chilometri. Li stiamo festeggiando nella legnosa e traballante Guest House abbarbicata a mille metri di quota nella località di Longsheng, con una cena a base di pollo e bambù al vapore. Siamo saliti al calar del sole alle risaie a terrazza della Spina dorsale del Drago, uno dei più stupefacenti luoghi di questa parte della Cina. Le risaie sono un capolavoro d’ingegneria rurale e occupano un tratto di territorio collinare punteggiato di villaggi abitati da minoranze etniche tra le quali prevalgono quelle zhuang e yao. Le donne di qui usano non tagliare mai i loro fitti capelli corvini che portano raccolti e nascosti sotto copricapi tradizionali ma che quando sciolgono lungo le loro schiene arrivano a sfiorare l’acqua degli infiniti ruscelli che qui servono soprattutto per irrigare i campi di riso e granturco.

7MML Around the world - Longsheng, Cina

A poche centinaia di chilometri dalla meta, quando ormai siamo convinti di avere saturato la misura delle emozioni, Yangshuò ci coglie letteralmente di sorpresa. È con la bocca aperta che ci rendiamo conto che il paesaggio che abbiamo di fronte ai nostri occhi è forse uno dei più stupefacenti visti fin d’ora e anche tra i più noti nell’immaginario collettivo riguardante la paesaggistica di questo paese. Fin dall’autostrada riusciamo a scorgere il profilo degli svettanti e verdi picchi calcarei che come giganteschi fantasmi profilano il percorso che ci porta in città. La formazione di queste vette è dovuta all’erosione esercitata dall’acido carbonico che fa si che si aprano spaccature nella roccia calcarea che nel corso dei secoli si allargano sino a formare grotte le cui parti superiori finiscono per crollare, lasciando in piedi solo le alte pareti laterali.

Risaliamo il fiume lentamente, distribuiti su leggere imbarcazioni di bambù spinte con canne di stessa fattezza dalle mani nodose e usurate dalla pioggia e dall’umidità di barcaioli pazienti, atavicamente stanchi di appartenere da sempre a questo mondo d’acqua che genera vita e pane quotidiano ma che allo stesso tempo erode e consuma.

7MML Around the world - Yangshuo, Cina

Ci siamo alzati molto presto per evitare la folla di turisti cinesi e siamo stati premiati. Non c’è anima viva mentre un paesaggio onirico si snoda lungo le sponde del fiume. Una leggera pioggia e qualche nuvola grigia che assieme all’umidità avvolge i picchi che sembrano emergere all’improvviso dal nulla rendono tutto affascinante e mettono in moto un turbinio di fotografie e riprese che avrete modo di vedere presto. Del resto le parole in questi casi servono davvero a poco. E forse non basteranno nemmeno le immagini. Questo stupefacente scenario è a malapena immagazzinabile solo da occhi presenti sul posto. Girare lentamente su se stessi per una panoramica a 360 gradi in piedi a poppa o a prua è forse l’unico modesto modo di condividere uno dei punti di vista di Dio.

7MML Around the world - Yangshuo, Cina

Il 13 agosto Ottavio, Alessandro, Luca, Nico, Toni e Paolo hanno terminato con successo la missione a loro destinata; il secondo tragitto, del progetto 7MML around the world 2014-2015 abbinato a Emergency, dal Kazakistan a Hong Kong. Ora i mezzi sono stati caricati nel container con destinazione Vancouver. Il team Rosa avrà il compito di sdoganare e portare il pick-up e il suv Great Wall a Panana. Il gruppo tutto al femminile partirà il 15 di settembre.

[gallery type="square" link="file" ids="48126,48125,48124,48120,48119,48117,48114,48113,48106"]

Leggi la puntata precedente: Cina, rotta sul Fiume Azzurro

The post 7 mila miglia intorno al mondo #9: l’arrivo a Hong Kong appeared first on Non Solo Turisti.

Ayurveda, batik e denti sacri: viaggio a Kandy, antica capitale dello Sri Lanka

$
0
0

tempio del Sacro dente - Interno

Nel mio ultimo articolo sullo Sri Lanka vi ho parlato delle due capitali più antiche, Anuradhapura e Polonnaruwa. Oggi invece vi parlo di Kandy, ovvero quella che fu la terza capitale di quest’isola, nonché l’ultima prima di quella attuale che è Colombo.

Ma prima di arrivare a Kandy dobbiamo fare una sosta, proprio pochi chilometri prima di entrare in città. Tappa obbligata infatti per chi si rechi in questa regione sono i tanti centri ayurvedici che si incontrano lungo la strada.

Centro ayurvedico - Sri Lanka

Consigliati dal nostro autista per la scelta, abbiamo fatto un giro guidato lungo il rigoglioso giardino in cui vengono coltivate ogni sorta di spezie. Ci sono state illustrate le proprietà benefiche di ciascuna spezia e i prodotti cosmetici o per la cucina che se ne possono ricavare.

Noi donne già eravamo coscienti durante questo tour che avremmo spesso un sacco di soldi in creme, saponi e vari altri prodotti di cosmesi nel loro spaccio. Infatti, dopo aver pranzato all’interno del centro, in un ambiente molto suggestivo nel bel mezzo della giungla, ci siamo fiondate nel negozietto e siamo diventate di diritto le clienti migliori della giornata.

Centro ayurvedico - Sri Lanka

Oggi, dopo averli testati tutti, vi posso dire che molti soldi potevo risparmiarli: non credete alle creme che elimineranno i vostri peli per sempre (il giorno che veramente inventeranno tale crema, che con sole dieci applicazioni risolve il problema per la vita, se ne sentirà parlare parecchio e il segreto di tale miscela magica non rimarrà certo custodito in Sri Lanka!), non credete alle creme che toglieranno dieci anni alla vostra pelle, e non credete nemmeno ai prodotti che elimineranno tutte le impurità e le imperfezioni. Insomma i prodotti sono validi, ma non sono magici, sebbene in un contesto come quello un po’ si è portati a crederlo!

Centro ayurvedico - Sri Lanka

Risaliamo sulla nostra auto e dopo pochi chilometri facciamo un'altra sosta per vedere il processo di realizzazione di un batik, le decorazioni di cera applicate manualmente ai tessuti tramite una tecnica tipica di vari paesi asiatici.

Ci viene mostrato tutto l’iter che va dalla realizzazione del disegno, al bagno nel fissativo, a quello nel colore fino ad arrivare alle colate di cera che proteggono le parti che non devono essere colorate. A seconda del disegno previsto questi passaggi possono essere ripetuti più e più volte e i risultati sono spesso incantevoli.

Lavorazione batik - Sri Lanka

Soddisfatti dei nostri acquisti e felici per la mezza giornata molto interessante appena trascorsa, raggiungiamo finalmente Kandy, e lo capiamo non appena ci ritroviamo in un ingorgo di auto, motorini e clacson tipico delle città dello Sri Lanka. Ed è in momenti come questo che si capisce che la vicinanza alla sorella India non è solo una questione geografica.

La pioggia cade copiosa, come spesso accade in questa città un po’ in tutte le stagioni, per cui decidiamo di rimandare la visita al tempio al giorno successivo. Nel frattempo la nostro auto si inerpica su una delle tante colline che accerchiano la città per raggiungere il nostro hotel, l'Alcama Holiday Home (4000 rupie la tripla senza colazione inclusa). L’albergo è carino, pulito e soprattutto si può cenare sulla terrazza con una bella vista sulla città.

La mattina dopo ci alziamo molto presto per visitare quella che è l’attrazione principale di Kandy: il Tempio del Sacro Dente, chiamato così perché custodisce proprio un dente del Buddha, reliquia importantissima per il mondo buddhista tanto da attirare milioni di fedeli ogni anno anche dall'estero.

Tempio del Sacro Dente - Kandy, Sri Lanka

Per accedere al tempio si costeggia per un lungo tratto il Lago di Kandy, un lago artificiale lungo il quale corre un sentiero disseminato di panchine, ottimo per godersi un po’ di pace e relax.

Lago di Kandy – Kandy, Sri Lanka

L’entrata al tempio costa 1000 rupie a testa e vi suggerisco di cercare una guida tra le tante che si rendono disponibili fuori dal tempio, utile sia per capire meglio ciò che si vede, sia per organizzare nel modo migliore i tempi della visita che devono essere ben sincronizzati per non perdersi il momento della cerimonia, ovvero quello in cui viene mostrato a tutti i fedeli lo scrigno che custodisce il dente.

Tempio del Sacro Dente - Kandy, Sri Lanka

La coda che si forma al momento di tale cerimonia è lunghissima e nessuno può sostare più di 15 secondi davanti allo scrigno, così che tutti abbiano la possibilità di vederlo. Noi, sia per rispetto per coloro che ci credono davvero e che magari hanno fatto migliaia di chilometri per questo momento, sia perché la calca e la coda sono inaffrontabili, ci limitiamo a guardare lo scrigno da lontano.

Tempio del Sacro Dente - Kandy, Sri Lanka

La visita prosegue visitando l’Alut Maligawa, un santuario di tre piani più recente e anche più ampio, e la Audience Hall, un padiglione all’aperto con colonne in pietra.

Una curiosità: nella Rajah Tusker Hall è possibile ammirare le spoglie impagliate di Rajah, l’elefante che fino al 1988 fu quello prescelto per il trasporto della reliquia del dente durante la processione di Kandy, una manifestazione che dura circa dieci giorni e che cade tra luglio e agosto.

In questa processione, alle lunghe parate di elefanti si aggiungono percussionisti, danzatori e sbandieratori. Mi è stato detto che si tratta di una delle più belle cerimonie di tutta l’Asia, chissà se è davvero così?

Tempio del Sacro Dente - Kandy, Sri Lanka

Al termine di questa visita lasciamo Kandy perché ad attenderci ci sono le colline delle piantagioni di tè. Ma questa è un’altra storia e, sicuramente, un altro articolo.

The post Ayurveda, batik e denti sacri: viaggio a Kandy, antica capitale dello Sri Lanka appeared first on Non Solo Turisti.


Trekking in Indonesia con gli Orang Utan, il popolo della foresta

$
0
0

orango_Gunung Leuser National Park_Arwen Willemsen

Dopo nove anni vissuti a Bali, "l’Isola degli Dei", decido finalmente di andare a fare una visita ai Red Apes, i nostri “cugini rossi"!

Orang Utan – da cui l'italiano "orango" o "orangotango" con cui vengono indicati comunemente i primati il cui nome scientifico è "Pongo" – significa "uomo della foresta". Queste creature condividono con noi il 96.5 per cento del nostro DNA e vivono solamente in due regioni della mia amata Indonesia : Sumatra e Kalimantan, ovvero il Borneo. Si tratta di una specie protetta ed in via di estinzione.

Orango - Borneo, Indonesia

Il villaggio da dove comincerò la mia avventura si chiama Bukit Lawang e si trova nella provincia settentrionale dell’isola di Sumatra, a sei ore circa di macchina da Medan, città da due milioni di abitanti.

Da Bali non ci sono voli diretti e faccio uno scalo tecnico a Bandung, a sud di Jakarta. Tra una cosa e l’altra, ci impiego circa otto ore ad arrivare a Medan, dove mi attende un sopir ("autista") che mi preleva direttamente all’aeroporto per poi condurmi a destinazione. Durante queste sei ore di viaggio in macchina passo per villaggi tipici indonesiani e coltivazioni di cavoli. Sì... proprio cavoli!

Quando ci avvicinamo a Bukit Lawang mi accorgo delle immense aree di coltivazione di palme da olio completamente deforestate... uno scempio! L’utilizzo dell’olio di palma occupa il secondo posto in Indonesia per importanza. Viene impiegato principalmente per uso culinario e cosmetico, e di recente anche per uso industriale. Un business da miliardi di dollari a discapito della Natura.

Gunung Leuser National Park - Indonesia

I poveri Orang Utan vengono così privati della loro amata dimora e spesso uccisi per fare spazio alle coltivazioni di palme. Molti cuccioli restano orfani di genitori e vengono portati in centri specializzati che se ne prendono cura.

Una volta arrivata in questo villaggio nato intorno al fiume Bohorok mi accoglie con la tipica gentilezza locale Komang, il manager dell’hotel in cui ho prenotato. Subito mi fa incontrare Made, la guida che mi porterà l’indomani a fare trekking assieme a due coppie di neozelandesi ed un fotografo australiano.

Il teatro delle nostre attività è il Gunung Leuser National Park che copre una superficie di quasi 8000 chilometri quadrati con la sua fittissima foresta pluviale ed è considerato Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Alle sei del mattino il sole è già alto in Indonesia, l’umidità del 98 per cento non mi sconvolge dato che ci sono abituata. Mi alzo, mi ricopro di spray anti-zanzare e faccio colazione. Alle 7.30 la nostra guida Made ci spiego tutto ciò che occorre sapere sulla scalata e sul campeggio dove passeremo la prima notte.

Si tratta di un trekking di tre giorni e due notti. Dopo aver consegnato gli zaini alla guida lasciamo l’hotel e iniziamo ad addentrarci nella giungla. Dato che gli oranghi interagiscono con i visitatori sanno anche che dentro agli zaini possono esserci banane o comunque cibo e, dati i due recenti casi di turisti aggrediti, abbiamo lasciato tutto in mano alla guida proprio per evitare possibili attacchi.

Le creature sono allo stato selvaggio, per cui libere e senza alcuna certezza di poterle incontrare. Un’ora e mezza dopo la dura salita in mezzo a palme e felci finalmente ne sbuca uno di taglia media, e subito scende dalla sua tana per raggiungerci!

Si tiene con le sue lunghe braccia alle liane da dove si stacca solo per andare da un’albero all’altro. Made tira fuori due cesti di banane e rapidamente le distribuisce a noi. Io ovviamente le allungo all’orango che le divora senza neanche masticarle. Ingordo, ne vuole altre e mi batte sulla spalla come per dirmi: "Allora, me ne dai ancora?!”

Io gli prendo la zampa che è praticamente identica alla nostra mano e gliela accarezzo. Lui insinste per avere il suo compenso di banane e imperterrito aspetta. Me ne faccio dare altre da Made che si mette a ridere, dicendo che è molto viziato! Io sono estatica, non mi pare vero…

Orango, Gunung Leuser National Park - Indonesia

Proseguiamo dopo questo primo incontro, saliamo e scendiamo, scivoliamo sul terreno umido. Un serpente nero e verde molto sottile mi attraversa la strada, per miracolo io guardo a terra, come se me lo sentissi... se lo avessi accidentalmente calpestato e lui mi avesse morso avrei avuto mezz'ora di vita, mi dicono le due guide!

Ci fermiamo in una specie di altopiano per fare un picnic a base di frutta fresca: finalmente un po’ di ristoro! Nelle ore successive avvistiamo (e nutriamo!) ben sei Orang Utan, tra cui una madre con figlioletto molto aggressiva dalla quale ci siamo tenuti bene alla larga. Ogni volta è una forte emozione: creature incredibili, le movenze identiche alle nostre, umani anche i loro occhi ed il modo in cui ti guardano!

Proseguiamo in discesa verso il fiume Landak, dove ci accampiamo per poi passare la notte tra ragni, pipistrelli e rane fosforescenti. Come cornice la notte stellata. L’indomani all’alba siamo tutti già pronti per proseguire il nostro viaggio nella foresta pluviale.

Siamo alla ricerca della famosa tigre di Sumatra, che sfortunatamente non si fa vedere ma in compenso pavoni e cinghiali selvaggi fanno la loro comparsa in questa avventura. La sera, l’ultima, mi ritrovo con una sanguisuga appiccicata alla caviglia... nulla di grave, ma un bel fastidio perché nonostante io l’abbia tolta, il buchino continua a sanguinare per colpa della sostanza anti-coagulante che mi è stata iniettata sottopelle.

Rafting, Gunung Leuser National Park - Indonesia

All’alba tutti in marcia verso il fiume Bohorok per una giornata di rafting che ci riporterà a Bukit Lawang. In otto ci attreziamo e ci posizioniamo in questo gommone nero e fatto quasi a ciambella. Le due coppie, io, le due guide e il fotografo, e poi partiamo a colpi di pagaiate!

Siccome la Natura è imprevedibile, troviamo subito a pochi metri da noi un enorme serpente nero e giallo che sta guadando noncurante il fiume di traverso a noi. Tra grida e schiamazzi, Made lo stordisce con una bastonata che però non gli nuoce gravemente: dopo pochi istanti e pochi metri più a valle risbuca dall’acqua come se niente fosse e continua la sua traversata.

Due divertentissime ore e mezza di rafting! Approdati infine alla diga siamo a casa, in hotel a Bukit Lawang, completamente fradici dalla testa ai piedi, ma carichi dell'energia positiva che tutta questa bellezza della Natura ci ha regalato!

The post Trekking in Indonesia con gli Orang Utan, il popolo della foresta appeared first on Non Solo Turisti.

Da Singapore a Pulau Batam, l’isola indonesiana dello shopping

$
0
0

Batam_Indonesia_Franck Vervial

Singapore è una città stato situata in Estremo Oriente, considerata la Svizzera d'Asia per l'ordine e la funzionalità che vi regna. Tutto è assolutamente armonioso e gli enormi grattacieli del centro si alternano a grandi spazi verdi. Tradizione e modernità coesistono perfettamente, un melting pot entusiasmante che dà il massimo nei vari quartieri etnici, che godono dello stesso spazio e rispetto dei grandi quartieri finanziari.

Singapore

Singapore vanta un porto considerato uno dei crocevia navali più importante al mondo ed è proprio di qui che decido di prendere un traghetto veloce per partire alla volta di Pulau Batam, una piccola isola che insieme alla tropicale Pulau Bintan compone l'aricipelago delle Riau. Sono entrambe visitabili in giornata, ma la differenza tra le due è abissale: Pulau Bintan è una piccola isola tropicale con numerosi resort extra lusso, spiagge bianche e paradisiache che vengono letteralmente prese d’assalto dagli abitanti di Singapore nel fine settimana; al contrario Pulau Batam è più concreta, talvolta più cruenta, distante da quelle immagini patinate che troviamo sugli opuscoli turistici.

Batam, Indonesia

Pulau Batam è un’isola indonesiana, pertanto è necessario avere un visto turistico per farvi ingresso, facilmente ottenibile all’arrivo a fronte del pagamento di venticinque euro. La procedura si rivela assai rapida e in un batter d'occhio mi ritrovo su un autobus sgangherato che mi porterà alla scoperta di questa piccola isola. Il bus è occupato nella quasi totalità da turisti asiatici che vengono qui per fare shopping sfrenato, la mancanza di tasse d'importazione. Qui si può veramente trovare di tutto sia in marca originale che contraffatta a prezzi ridicoli.

Batam, Indonesia

L'isola in sé non offre molto da vedere. La prima tappa è un piccolo e moderno tempio buddista dal nome impronunciabile, Maha Vihara Duta Maitreya, che racchiude all’interno una statua di medie dimensioni raffigurante un buddha che sorride. Si prosegue con la visita di una sorta di parco dove gratuitamente si può fare il giro tra le tipiche costruzioni indonesiane in scala ridotta.

Maha Vihara Duta Maitreya - Pulau Batam, Indonesia

Arrivata l’ora di pranzo l'autobus inizia a percorrere un lungo sentiero polveroso che si affaccia su un laghetto dall’acqua melmosa e puzzolente, ed è proprio lì che si trova il ristorante designato dal tour per il pranzo che, ovviamente, ha come specialità pesce di lago. L’ambiente è molto informale, tutti ci accolgono con grandi sorrisi. C’è anche un improbabile duetto canoro che delizia tutti con un repertorio musicale che di melodico ha ben poco. Il pesce da cucinare, ancora vivo, viene tenuto in bella vista in piccole vaschette di plastica.

Raggiungo il mio tavolo apparecchiato con una tovaglia di plastica e mi siedo alquanto affamata insieme ad altri ragazzi asiatici del gruppo, abituali frequentatori di quest'isola. Mi sono sentita subito a mio agio, nonostante mi renda conto di come possano essere differenti  le abitudini a tavola di paese in paese. Vengono serviti crostacei e molluschi in condizioni igeniche non proprio da cinque stelle, ma la fame è tanta e quando si è in viaggio non si può certo essere schizzinosi. Il cibo servito non è affatto male, pesci di diversa misura e qualità vengono accompagnati con verdure saltate e insaporite di curry e spezie locali.

Mi accorgo però che i commensali buttano gli scarti di cibo, lische e carapaci, direttamente sulla tovaglia fino a formare una montagna al centro del tavolo. Poi capisco la praticità di questo gesto per i camerieri, che in un nano secondo portavano via la tovaglia con gli scarti al suo interno.

Nagoya Hill - Batam, Indonesia

Al termine del pranzo sosta nei negozi di uno dei centri commerciali più grandi e famosi dell’isola, che vengono letteralmente presi d’assalto dal resto del gruppo determinato a fare ottimi affari. Io però decido di allontanami per respirare un po' di vera vita. Mi rendo subito conto di come la popolazione viva con poco, ma con grande dignità. Lo spettacolo più toccante è dato dai piccoli che passano il loro tempo a giocare con palloni di pezza, o a raccattare qualche oggetto che possa diventare un giocattolo dalla spazzatura che galleggia su quel mare a pochi chilometri di distanza da Singapore.

The post Da Singapore a Pulau Batam, l’isola indonesiana dello shopping appeared first on Non Solo Turisti.

Miyajima e Hiroshima: la spiritualità e il dolore del Giappone

$
0
0

image-9

Scrivo questo diario dopo diversi mesi dalla visita di Hiroshima, ma le emozioni che vorrei trasmettere sono ancora molto vive in me.

Ci troviamo a Kyoto, le cose da vedere ancora tantissime nei dintorni. La spiritualità del Giappone risente dei colori spenti dell'inverno, ma è pur sempre affascinante e sopratutto viva come non mai: essendo i primi giorni dell'anno i templi sono meta dei pellegrini da ogni dove.

Kyoto, Giappone

Ci siamo poi interrogati e detti con franchezza: ma come possiamo essere in Giappone e non visitare un luogo come Hiroshima? Studiamo così come al solito l'itinerario della velocissima Shinkansen – la rete ferroviaria ad alta velocità – e decidiamo di realizzare un doppio itinerario in giornata: l'isola di Miyajima e i monumenti del memoriale di Hiroshima.

Miyajima, Giappone

Miyajima è un'isola molto conosciuta per la spiritualità ed il folklore. Si narra che l'inventore del cucchiaio sia originario di qui... e per il popolo delle bacchette questo ha un grande valore!

La città è presa letteralmente d'assalto ogni giorno da orde di pellegrini che fanno la fila per i luoghi di culto che risultano, per chi ha poco tempo come noi, quasi inaccessibili. Decidiamo così di muoverci lungo il perimetro dell'isola passeggiando fra bancarelle di giochi e cibo, la gente e i daini che, sacri come a Nara ,convivono pacificamente con gli indigeni.

Miyajima, Giappone

Godiamo della bellissima giornata e ci fermiamo ad ammirare il torii nell'acqua di Itsukushima-jinja. Di colore rosso vermiglio, il fascino di questo monumento cambia con la marea e suggestivo è l'arrivo in barca dei pellegrini diretti al tempio.

Miyajima, Giappone

Dopo pranzo riprendiamo il traghetto e ci dirigiamo verso Hiroshima. La nostra meta è il Parco della Pace e dopo qualche difficoltà nel trovare l'autobus giusto riusciamo nell'impresa attraversando le vie del centro.

Hiroshima, Giappone

Hiroshima appare come una qualsiasi città occidentale, con uffici e negozi. Eppure, mentre scorro con gli occhi la sua "normalità", la mia mente riconnette le notizie che possiede su di essa, la straziante esplosione, l'assuridità della violenza umana. Mi viene in mente di quando a scuola ci raccontavano la tragedia, la foto del fungo atomico, la paura della guerra nucleare... ed ora mi trovo qui, con i piedi sul terreno deflagrato dalla bomba, di dare un'immagine vissuta a quei luoghi, a quelle persone. Mi convinco sempre di più che questo viaggio meritava Hiroshima, che non sarei tornata in italia completa senza questa esperienza.

Hiroshima, Giappone

 

Scesi dall'autobus, il Parco della Pace è là, a pochi metri. Vi è una luce bellissima, non sembra essere inverno. Il sole estende i suoi colori caldi, la spianata di cemento armato dove ci sono i vari monumenti fa scorgere in lontananza la cupola della bomba atomica. Entriamo nel parco e instintivamente percepisco la forza emotiva e storica di questo posto.

Passeggiamo. I nostri sensi sono alla ricerca di qualcosa, non una ragione a ciò che è avvenuto perché ragione non esiste, ma le tracce delle tante persone che modo atroce e violento hanno perso tutto.

Hiroshima, Giappone

Un suono di campana scandisce il tempo, ma non capisco ancora da dove provenga. Ci avviciniamo al cenotafio che riporta il nome di tutte le vittime accertate. Fiori freschi contornano la lista. L'occhio si perde in quella successione quasi anonima. Dietro ogni nome dei desideri, una vita, dei legami, tutto interrotto da una violenza spietata.

In parte brilla la fiamma della pace che verrà spenta solo quando sarà distrutta l'ultima arma nucleare. Ed io, in cuor mio, mi dico "resterai sempre accesa... purtroppo".

Hiroshima, Giappone

Tra gli elementi più c'è toccanti il monumento della pace per i bambini, che ricorda Sadako Sasaki, una bimba morta di leucemia qualche anno dopo lo scoppio della bomba. A undici anni, malata e con una sentenza di morte, Sadako decide di costruire mille gru di carta, simbolo di longevità, ma prima di aver completato la sua opera la malattia l'ha fermata. Per ricordarla i bambini giapponesi creano ogni anno dei murales con gli origami a forma di gru.

Hiroshima, Giappone

Passeggiando giungiamo alla cupola della bomba atomica. Questo edificio era nato come centro espositivo industriale ed è una della poche tracce della vecchia Hiroshima. Le case di allora erano quasi tutte di legno e hanno potuto poco contro l'impatto. La gente nell'edificio è tutta morta, ma lo scheletro è rimasto.

Passarci accanto, sostare, guardare fra i resti il cielo azzurro che si scorge è un'emozione triste che ti attraversa dall'interno. Senza di essi l'immaginazione non sarebbe riuscita ad avere le stesse punte emotive. La materia devastata brutalmente, deformata, abbandonata, i mattoni bruciati, il cemento armato in polvere, le finestre senza vetri... tutto ricorda e fa da monito senza sconti perché a questa immagine di morte e impotenza si aggiunge l'idea che qui dentrovi erano uomini e donne, bambini e anziani che non hanno potuto fare nulla se non decomporsi senza avere neanche il tempo di arrendersi.

Hiroshima, Giappone

Entriamo nel Museo della Pace: qui documentari, plastici e oggetti scampati allo scoppio raccontano di ragioni politiche, tracce edili e vita che si ferma. Vedere gli oggetti di uso quotidiano deformati, sciolti, privati di identitá, di forma, e pensare a chi li indossava, usava e possedeva trasformato in un nulla in una frazione di secondo non è un sentimento che si può esprimere a parole.

Hiroshima, Giappone

Torniamo in stazione a piedi e camminando il mio volto si gira verso questo luogo fino a che non scompare all'orizzonte. Lascio Hiroshima con un'immagine visiva ed emotiva che resterà per sempre in me.

The post Miyajima e Hiroshima: la spiritualità e il dolore del Giappone appeared first on Non Solo Turisti.

Le più belle spiagge dello Sri Lanka meridionale

$
0
0

Mirissa

Uno dei primi quesiti che mi sono posta una volta acquistato il biglietto aereo per lo Sri Lanka è dove avrei potuto fare qualche giorno di mare.

Lo Sri Lanka è infatti una meta molto nota per le sue città che trasudano storia, le ricche e verdeggianti colline sulle quali si coltiva il tè e le meraviglie naturali sparse sull'intera isola, ma si parla meno delle sue coste. Questo è dovuto al fatto che molti turisti associano al viaggio culturale su quest'isola qualche giorno di mare nelle vicine Maldive, delle quali già molti prima di me hanno tessuto le lodi. Io alle Maldive ero già stata in un precedente viaggio, per cui desideravo scegliere per i miei giorni di relax marittimo qualche località sull'isola. In base alla mia esperienza provo a dare qualche consiglio che spero possa risultare utile.

Mirissa, Sri Lanka

Come prima cosa non sottovalutate il fattore stagionalità, e parlo a ragion veduta visto che io ho voluto comunque fare la prova raggiungendo la costa orientale (sconsigliata nel periodo in cui mi sono recata io) e il risultato sono state secchiate d'acqua in testa per tutta la giornata con conseguente fuga verso il sud dell'isola.

Le stagioni in Sri Lanka sono così suddivise: durante l'alta stagione (da dicembre a marzo) sono consigliabili le coste a ovest e a sud dell'isola; durante la bassa stagione (da maggio ad agosto) conviene invece recarsi sulle coste del nord e dell'est. Per due mesi l'anno è però facile trovare bel tempo ovunque: aprile e settembre.

Mirissa, Sri Lanka

Io viaggiavo nel mese di gennaio e vi parlerò della costa meridionale, la più nota e turistica dell'isola. Non vi fate però trarre in inganno: quando scrivo "turistica" non intendo certo dire che troverete spiagge affollate o che farete fatica a trovare disponibilità di camere nelle strutture ricettive. Lo Sri Lanka ha questo enorme pregio di non essere una meta presa d'assalto dai turisti per cui, anche i luoghi più noti, mantengono una genuinità e una forte caratterizzazione locale.

Il primo posto in cui consiglio vivamente di recarsi è Tangalle, un tranquillo paesino che offre uno splendido mare e una spiaggia molto gradevole. Per l'alloggio vi suggerisco di rivolgervi ad una delle strutture che si affacciano sul mare.

Tangalle, Sri Lanka

Dopo aver lasciato Tangalla il mio autista mi ha condotta a Weligama, destinazione adatta però solo ai surfisti. Weligama infatti non mi è piaciuta né come paese né come spiaggia (molto sporca e trascurata), però ho scoperto che offre una delle migliori scuole di surf del paese. Qui potrete anche acquistare dell'ottimo pesce fresco nelle bancarelle dei pescatori poste proprio lunga la spiaggia.

Al contrario la vicina Mirissa mi è piaciuta sotto tutti i punti di vista. Il paese, pur essendo molto frequentato dai turisti, è tranquillo e ho amato molto passeggiare tra le sue verdeggianti vie. La spiaggia è molto grande e offre sia la possibilità di affittare sdraio e lettini, sia di stendere il proprio telo al sole in totale tranquillità sulla calda sabbia. Per alloggiare io ho trovato un'ottima sistemazione a cinque minuti a piedi dalla spiaggia: il Bamboo Garden (17 notte a notte a persona).

Mirissa, Sri Lanka

Anche Mirissa è molto nota tra i surfisti dei quali potrete gustarvi le acrobazie fin dalle prime ore dell'alba. Per quel che riguarda il cibo qui c'è solo l'imbarazzo della scelta: io consiglio uno dei ristoranti sulla spiaggia che offrono pesce fresco senza spendere molto con in più il vantaggio di un bellissimo paesaggio.

Mirissa, Sri Lanka

Una delle attività praticabili a Mirissa è il whale watching (con escursioni al costo di circa 35 euro a persona). Qui vi do una dritta: non fate come me che ho aspettato l'ultimo giorno per questa escursione in barca alla ricerca delle balene, perché se, come nel mio caso, non doveste avvistarle, potete richiedere di tornare il giorno dopo gratuitamente.

Mirissa, Sri Lanka

Un'altra meta molto nota della costa sud è Unawatuna, la cui spiaggia è leggermente più piccola di quella di Mirissa. Per quello che ho potuto vedere io, trascorrendo qui solo qualche ora, si tratta di un ambiente più tranquillo e particolarmente adatto per le famiglie.

Unawatuna, Sri Lanka

L'ultimo consiglio che offro è di non perdersi per nessun motivo al mondo Galle, una cittadina che sembra capitata in Sri Lanka per caso, ma della quale scriverò separatamente perché le cose da dire e da raccontare di questo posto sono molte.

Galle, Sri Lanka

Sono tante le località di mare che purtroppo non ho potuto visitare su questa incantevole isola, ma sono certa di una cosa: le coste dello Sri Lanka non vi deluderanno, come, per altro, tutto il resto del Paese.

The post Le più belle spiagge dello Sri Lanka meridionale appeared first on Non Solo Turisti.

I templi di Kamakura: spiritualità e bellezza in Giappone

$
0
0

foto 4

Siamo in Giappone e decidiamo di dedicare due giornate alla visita di due città di grande valenza spirituale: Kamakura e Nikko.

La prima tappa è il tempio di Hase-dera di Kamakura. Si apre a noi un delicato e curato giardino zen che ospita con ordine e armonia diverse specie di piante dal fusto ritorto, piante acquatiche, pesci, grotta votiva, pagode e templi. Saliamo seguendo il percorso fino al belvedere che si affaccia su una baia e i tetti di Kamakura, che pur essendo una grande città sul mare da qui sembra a tutti gli effetti un paesino di montagna.

Hase-dera - Kamakura, Giappone

Ho adorato questo luogo, ordinato, piacevole, silenzioso, architettonicamente in armonia con una natura accogliente e ho pensato a quanto possa essere bello visitare questi luoghi in primavera, quando tutto è fiorito. Oggi, pur non essendo una bellissima giornata, i colori della flora sono comunque intensi. Gli alberi hanno assunto, grazie anche alla cura dell'uomo, delle forme strane, ritorte e in movimento. Così spogli sembrano dar vita a delle pitture che si stagliano sul cielo con dietro come paesaggio le armoniche forme dei templi ed i loro colori. Mi sembra di vivere dentro ad uno dei cartoni di Miamaky, come "La città incantata", dove petali e fiori si trasformano e prendono vita.

Hase-dera - Kamakura, Giappone

La seconda tappa è una visita al Daibutsu, il Grande Buddha che si trova nel tempio Kotoku-in. La statua ci attende al centro di un cortile rettangolare e ci osserva mentre ci avviciniamo. Volendo la si può anche visitare dall'interno!

Kotoku-in - Kamakura, Giappone

Proseguiamo verso il tempio più grande di Kamakura, forse il più visitato, ma comunque quello a mio parere meno impressionante: Tsurugaoka Hachiman-gu. La bellezza di questo tempio è nella grandezza e nei colori delle architetture, ma l'impatto emotivo è certamente meno forte di altri.

Tsurugaoka Hachiman-gu - Kamakura, Giappone

Il successivo, Kencho-ji, a cui perveniamo dopo una bella salita, è meno visitato ma molto interessante. Piccoli boschetti, campane votive, templi e in ultimo un giardino zen semplice ma stupendo infondono vita a questo tempio. Arrivati al giardino, tolte le scarpe, decidiamo di fermarci a guardare la pioggia che scende dalla grondaia ed i colori del giardino. La pioggia arricchisce di ulteriore fascino questo luogo che ha una sua armonia nella semplicità delle forme dei colori.

Kencho-ji - Kamakura, Giappone

Una piccola isoletta al centro del giardino con un cedro che sembra dipinto canalizza l'attenzione degli sguardi di chi sosta. Il cielo si apre e alcuni raggi di sole filtrano. Gli edifici si riflettono sull'acqua creando profili riflessi che ricordano le immagini delle illustrazioni dei libri che raccontano di un mondo a noi lontano. Nulla prevale sull'altro: né le forme, né i colori, tutto è in armonia.

Quasi di fronte a questo tempio, visitiamo Enno-ji, dove sono rappresentate le statue degli giardini degli Inferi. E in prossimità della metà finale, svoltando sulla sinistra, risalendo una strada che sembra portarci a raccogliere castagne, entriamo in una delle ultime tappe: Jochi-ji. Questo tempio si trova in un bosco dai colori invernali, candidi e cupi allo stesso tempo. Qui tra rigagnoli d'acqua e piante di bamboo, casette, statue e tombe offrono una sosta religiosa per i buddisti o una sosta cromatica ed emotiva per tutti.

Jochi-ji - Kamakura, GIappone

L'ultimo tempio visitato è Engaku-ji. Anche qui la possibilità di muoversi fra la natura, gli alti alberi, l'armonia del paesaggio e le peculiari forme architettoniche ci permette di immergerci in atmosfere per noi del tutto inedite.

Engaku-ji - Kamakura, Giappone

The post I templi di Kamakura: spiritualità e bellezza in Giappone appeared first on Non Solo Turisti.

Viewing all 242 articles
Browse latest View live